Posted On 03/08/2016

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by Ruth Kuefler

Amare è dare

«Consumare è vita» scrive Stirner, un filosofo anarchico.

Se non osi e non ti consumi non potrai dare vita e sarai tristemente sterile come colui che ha sotterrato il talento (cfr. Mt 25,14-30). Diciamoci la verità: chi è che vuole consumarsi? Non vogliamo forse tutti trattenere la vita? A fitness e creme affidiamo il nostro futuro, perché perdere se stessi fa paura. «Non abbiamo tempo nemmeno di respirare!», si dice. Figuriamoci se possiamo trovare tempo da regalare a chi sta male. È vero che ogni tanto nasce nel cuore un desiderio di questo tipo: «Vado a trovare Luigi, il mio vicino di casa anziano e malato», ma poi tanti pensieri si mettono in fila a spintoni rivendicando a voce alta i loro diritti: «Sono stanca! … Devo cucinare … lui non mi è mai venuto a trovare»; e poi le scuse: «Forse lo disturbo … magari vuole riposare … ci andrò la prossima settimana».

Come è difficile consumarsi per l’altro, quanto è faticoso andare a visitare un ammalato. Siamo in imbarazzo perché la malattia ci ricorda la caducità della nostra vita e noi non vogliamo ricordarla. Se osiamo accostarci a chi ha bisogno, scopriremo invece che il nostro “darci” non solo rende l’altro felice ma arricchisce noi in modo inaspettato. «C’è più gioia nel dare che nel ricevere» (At 20,35): do il mio tempo a te e ricevo in cambio il dono della consapevolezza di cosa sia veramente importante nella vita e di ciò che è invece non lo è. Quante volte infatti visitando un parente, un amico in ospedale, siamo andati via da lì pensando: «e io che mi lamento per ogni stupidaggine. Ecco cosa è importante!»; e scopro che è importante la fede; sono importanti gli affetti, i gesti di amore, le carezze date. Mi accorgo che è un dono poter camminare, parlare, udire, mangiare. Di fronte a chi ora non può farlo, imparo ad essere grata per quello che ho, per metterlo a servizio degli altri e non per tenermelo stretto.

Comprendo poi che, comunque vadano le cose, Dio è sempre con noi, «sia che mangiamo sia che dormiamo» (1Cor 10,31). Dio c’è sempre, per tutti: malati, sani, peccatori e santi. L’amore non tramonta, è come un sole sempre a mezzogiorno. Dio solo resta. Questa lezione non avrei potuto impararla meglio se non ai piedi di un letto di ospedale. Il malato, il carcerato, non sono dunque nemici da evitare ma tesori da scoprire e amare. Cosa conta di più: mezzora su Whatsapp o mezz’ora accanto al dolore di qualcuno, per portare speranza e dire: «Non sei solo. Io sono qui. Dio, Maria, i Santi, sono con te. Preghiamo insieme.»? Se qualcuno poi non crede in Dio e non vuole pregare, posso sempre portare in regalo il mio tempo, incartato di sorrisi, e gesti concreti di aiuto.

Il Signore, in questo anno giubilare, lega alle opere di misericordia l’indulgenza plenaria: visito un bisognoso ed Egli, in base alla mia fede, mi dona la remissione totale della pena per i peccati che ho commesso. Quale Grazia! L’amore che metto nel fare una visita, attira altro amore, quello di Dio che mi vuole guarire completamente, dal peccato e dalla pena che questo porta con sé.

Siamo di passaggio su questa terra e quando qualcuno ci lascia, non dobbiamo seppellirlo nel dolore del nostro cuore come se questo fosse una bara fatta di tristezza, di rancore o di disperazione. La certezza della forza della preghiera, mi farà uscire di casa e chiedere al sacerdote di celebrare una Messa per lui, per lei: il più alto atto di carità che possiamo fare per i defunti. Prega per i tuoi morti, non lasciarli soli; offri le tue sofferenze perché, unite a Cristo, possano essere un balsamo lenitivo per chi anela al Paradiso e si sta ancora preparando in Purgatorio. Nemmeno un mal di testa va sprecato! Con Gesù, anche il dolore, se offerto, può trasformarsi in un bene da donare.

Sempre si può amare. Con tutto quello che siamo e abbiamo.

 

VUOI LE MIE MANI?

Signore, vuoi le mie mani per passare questa giornata aiutando i poveri e i malati che ne hanno bisogno? Signore, oggi ti do le mie mani.

Signore, vuoi i miei piedi per passare questa giornata visitando coloro che hanno bisogno di un amico? Signore, oggi ti do i miei piedi.

Signore, vuoi la mia voce per passare questa giornata parlando con quelli che hanno bisogno di parole d’amore? Signore, oggi ti do la mia voce.

Signore, vuoi il mio cuore per passare questa giornata amando ogni uomo solo perché è un uomo? Signore, oggi ti do il mio cuore.

Madre Teresa di Calcutta

 

La meditazione di questo mese è di Simona Panico.

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