La scorsa estate il Vescovo di Corpus Christi in Texas, Monsignor Mulvey, ci ha raccontato una storia molto commovente. Qualche anno fa era andato in Pakistan e aveva visitato un seminario. Il rettore e due seminaristi lo avevano accolto con calore all’aeroporto. Uno dei due seminaristi aveva colpito il Vescovo in modo particolare per la sua gioia e la sua semplicità. Questo seminarista aveva una cicatrice molto evidente che gli attraversava tutta la guancia destra.
Dopo qualche giorno di permanenza in seminario, questo seminarista volle condividere con il vescovo la sua storia e il perché di quella cicatrice.
Gli disse che l’estate precedente aveva lavorato in una fabbrica di marmellata al confine con l’Afghanistan, zona dove i cristiani sono una piccola minoranza.
Un giorno il suo direttore musulmano, con tono sprezzante e ad alta voce gli chiese: «Ho sentito che sei cristiano, è vero?» Il seminarista rispose di sì.
Così il direttore continuò: «Bene; non puoi più lavorare qui perché quando tocchi i barattoli di marmellata con le tue mani da infedele, li contamini». Questo sopraintendente era così adirato che prese un barattolo, lo sbatté e lo ruppe e con il vetro sfregiò il viso del seminarista. Poi lo licenziò.
Il seminarista non rispose nulla. Nel suo cuore ribollivano tanti sentimenti contrastanti e confusi. Per un periodo dovette stare a casa per curarsi. Poi tornò in seminario.
Un giorno, mentre partecipava alla Messa, gli tornarono in mente le parole di Gesù: «Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono» (Mt 5,25).
Parlando con il suo padre spirituale si rese conto che non era sufficiente che egli perdonasse quell’uomo nel silenzio del suo cuore, ma era necessario che gli facesse sapere che era perdonato e gli desse così speranza.
Il seminarista scrisse una bella lettera dove si leggeva: «Caro … ti volevo chiedere scusa se ho fatto qualcosa che ti ha fatto adirare. Io credo in un Dio che ci ha creato e ci ha resi tutti fratelli. Perdonami fratello». Era il periodo del Ramadan per cui aggiunse: «Buon Ramadan».
Qualche tempo dopo, quando il seminarista era dai suoi per festeggiare il Natale, qualcuno suonò alla porta e chiese di parlargli. Era il suo ex direttore che, con la lettera in mano, voleva chiedergli perdono.
Gli disse: «Non sei tu che devi chiedere perdono a me; tu non mi hai fatto nulla. Sono io che ti ho fatto del male. Anch’io credo in un Dio che ci ha creato e ci vuole fratelli. Io, però, non pratico la mia fede».
A questo punto i due si abbracciarono e piansero insieme. Parlarono un po’ e poi il sopraintendente continuò: «Tu hai però un segno permanete sul tuo volto, come fai a vivere con questo segno?»
Il seminarista rispose: «Ogni mattina, quando mi guardo allo specchio, penso a te e penso che tu sei mio fratello».
È una storia di grande misericordia.
Oggi vogliamo concentrarci sulle prime tre opere di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti e ammonire i peccatori.
Il dubbio più grande che ci può assalire è quello di non essere amati e di non essere amabili. Il nostro seminarista ha mostrato il suo amore di fratello e ha suscitato in questo suo “fratello” la capacità di ricambiare questo amore.
L’ignoranza più grande non è solo l’analfabetismo (che sicuramente è una piaga sociale che va combattuta). L’ignoranza più grave è la mancanza di conoscenza della Fede nell’Amore del Padre.
Questo seminarista non ha avuto paura di testimoniare la sua Fede con la sua stessa “guancia”. Non c’è maniera migliore dell’Amore per ammonire i peccatori.
Così oggi vogliamo chiedere al Padre la grazia, il desiderio e la forza di credere nell’Amore, così da testimoniarlo vivendolo e facendo sentire tutti accolti perché amati e amabili.
Proposito concreto:
- Pregherò in questo mese perché il Padre mi dia un cuore come il suo.
- Nelle varie circostanze della giornata, mi chiederò: «Come Gesù correggerebbe, insegnerebbe e consiglierebbe?»
La meditazione di questo mese è di Loredana.