Siamo tutti abituati a fare l’esame di coscienza in preparazione al sacramento della Riconciliazione. A volte partiamo dai dieci comandamenti, altre volte dai sette vizi capitali, ma lo scopo è sempre quello di scrutare la propria condotta per formulare un elenco di peccati.
L’ultimo strumento che vorrei proporvi in questo percorso di crescita nell’amicizia con Dio è l’esame di consapevolezza secondo la spiritualità ignaziana. Si preferisce usare il termine “consapevolezza” invece di “coscienza” perché coglie più fedelmente il significato con cui Sant’Ignazio la praticava e la proponeva. L’esame di coscienza ha in sé una connotazione moralistica e riduttiva, mentre l’esame di consapevolezza è legato al discernimento degli spiriti. L’obiettivo del discernimento degli spiriti e dell’esame di consapevolezza come un suo esercizio, è di scoprire come Dio ci sta muovendo interiormente, non di cercare i peccati e le mancanze compiute nella giornata. Si tratta di diventare consapevoli dell’azione dello Spirito in noi, di come ci attira verso Dio, e allo stesso tempo, di come la nostra natura che tende al peccato ci allontana sottilmente da Dio. Questo strumento vuole affinare la nostra attenzione ai movimenti della vita interiore più che valutare le azioni in chiave morale.
Il rischio dell’esame di coscienza è di guardare più a noi stessi che a Dio. Anche se dovrebbe essere un mezzo per migliorare la nostra relazione con Lui, tante volte diventa più un mezzo di auto-analisi con l’obiettivo di auto-perfezionarci. L’esame di consapevolezza invece è un’occasione di incontro e di dialogo con Dio: è un momento di preghiera e la sua efficacia è legata profondamente alla pratica della meditazione quotidiana. E’ infatti nella meditazione della Parola che cominciamo a riconoscere la voce di Dio, tanto da poterlo scorgere anche negli altri momenti della giornata con l’aiuto dell’esame. Riconoscere la presenza di Dio negli eventi concreti della nostra giornata, a partire dall’ ascolto del nostro cuore, è il primo obiettivo dell’esame di consapevolezza.
Sant’Ignazio presenta l’esercizio dell’esame di consapevolezza in cinque tappe e consiglia di ritagliare quindici minuti per l’esame una o due volte al giorno. In realtà, alla fine della sua vita, Ignazio la praticava quasi in continuazione proprio perché desiderava stare sempre alla presenza di Dio.
I Cinque Passi
- Ringraziare
Un atteggiamento di gratitudine è ciò che rende possibile e bello l’esame di consapevolezza. Più cresciamo nella nostra relazione con Dio, più riconosciamo la nostra povertà e il suo amore gratuito che si fa presente in ogni istante e attraverso ogni cosa. La gratitudine è il segno distintivo di una persona che si sente amata da Dio.
Quali sono i doni concreti che ho ricevuto oggi dal Signore?
Che cosa (di grande o di piccolo) mi ha dato gioia, entusiasmo, serenità, comprensione?
2. Chiedere luce
L’esame non è solo questione di ripercorrere con la memoria gli eventi della giornata. E’ piuttosto chiedere allo Spirito Santo di illuminare quanto abbiamo vissuto. Non dobbiamo sforzarci di ricordare ogni particolare, ma lasciare che lo Spirito porti alla nostra attenzione come Dio ci ha amato nella concretezza.
Vieni, Santo Spirito!
3. Riconoscere
Questo punto è il cuore del discernimento degli spiriti. Con l’aiuto dello Spirito, cerchiamo di riconoscere come Dio si è fatto presente nella nostra vita.
Quale evento (personale o della vita sociale) mi ha colpito?
Cosa ho sentito?
Consolazione: amore di Dio, compassione, aumento di fede, speranza e carità, pace, gioia.
Desolazione: oscurità, scoraggiamento, chiusura, indifferenza, inquietudine, agitazione, tristezza.
Quale chiamata percepisco da parte di Dio?
La Consolazione è segno della sintonia del mio sguardo con quello di Dio; l’invito allora è di rimanervi e lasciarmi interpellare da Dio.
La Desolazione è segno che il mio sguardo non è quello di Dio; l’invito è di cambiare il mio cuore e il mio sguardo sull’evento perché assomigli di più a quello di Dio.
Dopo aver cercato la presenza del Signore, la sua azione e le sue chiamate sparse nella giornata, riconosco anche la mia presenza o assenza, il mio impegno o le mie omissioni, la mia riposta o i miei silenzi.
4. Esprimere
Esprimo al Signore ciò che ho dentro:
lode, gratitudine, dispiacere, richiesta di perdono, richiesta di aiuto, desiderio di cambiare, fiducia, ecc.
5. Domani, tu ed io
Penso a domani e come voglio viverlo concretamente insieme al Signore. Se abbiamo seguito bene i primi quattro punti, il proposito per il futuro avrà una connotazione diversa ogni volta. Se il proposito è sempre lo stesso, invece, probabilmente sarà più il nostro anziché il frutto della preghiera donato dal Signore.
Con speranza e fiducia, chiedo al Signore ciò di cui ho bisogno per vivere il mio proposito domani, con Lui.
Concludo la mia preghiera con un Padre Nostro e il segno della croce.
Proposito Concreto
Stasera seguirò i cinque passi dell’Esame di Consapevolezza prima di andare a dormire.
La meditazione di questo mese è a cura di Janel Olberding.