Avevo diciott’anni quando, in una fredda mattina di dicembre, entrai in una chiesa di Roma prima di andare a lezione. C’era una Messa che veniva celebrata ma non vi prestai particolare attenzione dato che ero entrata solo per trovare un luogo caldo dove poter aspettare. Erano passati appena pochi minuti quando una giovane donna, probabilmente sette o otto anni più grande di me, si avvicinò e iniziò a parlarmi. Rimasi subito colpita dal suo sguardo incredibilmente bello e profondo, anche se cercavo tra me e me di capire chi fosse e perché mi stesse parlando. Mi spiegò che era una ragazza consacrata che faceva parte di una nuova Comunità, le Apostole della Vita Interiore, e che la sua missione era quella di raggiungere i giovani e parlare con loro di Dio. Anche se in quel momento della mia vita non mi sentivo pronta a cominciare un’amicizia spirituale con lei, ero comunque colpita dal fatto che questa giovane donna mi avesse notato e avesse voluto incontrare me, una perfetta sconosciuta, e parlarmi… quando dopo pochi minuti lasciai la conversazione dando l’impressione di non essere molto interessata, mi resi conto che stavo perdendo un’occasione importante, un incontro che forse, chissà, avrebbe avuto il potenziale di cambiare la mia vita. Due anni dopo, incontrai, in un modo totalmente “fortuito”, sua sorella, anche lei parte della stessa Comunità, che si avvicinò a me allo stesso modo e mi fece lo stesso invito; a quel punto, mi resi conto chiaramente, di quanto il Signore fosse intenzionale nel suo desiderio di raggiungerci e di come chieda ad ognuno di noi di fare ugualmente. A quel punto, davvero, il corso della mia vita cambiò e cominciai a discernere la possibilità della consacrazione e diventare parte delle Apostole della Vita Interiore.
Nella nostra Regola di Vita leggiamo al paragrafo n. 4:
“Questa è pertanto la caratteristica dell’Apostola della Vita Interiore:
Non solo ella desidera amare Cristo in modo particolare come persona consacrata attraverso un’intensa vita unitiva con Lui; non solo desidera amare la persona di Cristo e ciò che è più caro al suo cuore, e cioè la missione salvifica affidatagli dal Padre; ma privilegia anche il modo con il quale il Salvatore del mondo realizzò la sua missione in terra di Palestina durante i suoi tre anni di vita apostolica.
Da cìò ne consegue che il suo modello apostolico è Cristo stesso”.
Ciò che amo di più in questo paragrafo, che è al cuore del nostro carisma, è il “crescendo” che implica: come una melodia che vada dal “mezzo-forte” al “fortissimo” giusto in poche battute.
Non siamo chiamate semplicemente a desiderare e coltivare un’intensa vita unitiva con Cristo, segno del nostro amore e impegno sponsale, e non siamo solo chiamate ad amare in modo speciale la stessa missione redentiva che il Padre ha affidato a Gesù; siamo anche chiamate a realizzare questa missione nello stesso MODO in cui Gesù la visse qui sulla terra.
Mi ha sempre affascinato questa visione, il MODO che Gesù ha scelto per incontrare la nostra umanità, e come è presente questa modalità in tutti gli insegnamenti della Chiesa di questi ultimi decenni! Segno che questo MODO è un invito per tutti i battezzati e non solo per poche persone prescelte.
Come possiamo descrivere questo MODO di Gesù?
Se leggiamo i Vangeli, ci rendiamo conto che i tre anni di vita apostolica del Signore furono immersi in una molteplicità di relazioni; gli evangelisti ci riportano come spesso il Maestro e i suoi apostoli non avessero neanche il tempo di mangiare, tanto grande era la richiesta da parte della folla per il ministero di Gesù. Queste relazioni erano estremamente variegate: dall’insegnamento alle folle, agli incontri individuali con la donna samaritana e Nicodemo, alle interazioni speciali nei momenti delle guarigioni miracolose.
A prima vista potrebbe sembrare che fossero tutte queste persone a prendere l’iniziativa di incontrare il Signore con i loro bisogni e le loro domande, ma da una lettura più attenta ci rendiamo conto che ogni incontro che Gesù ebbe, scaturì da una sua iniziativa personale. Egli sapeva che in ogni città, in ogni villaggio dove stava per entrare, avrebbe incontrato quelle persone che lo avrebbero alla fine avvicinato. Conosceva la loro sete d’amore, la loro fame per una vita più profonda, il loro desiderio di felicità, il loro dolore e la loro angoscia.
Perciò fu sempre lui a prendere l’iniziativa. Lo vediamo chiaramente nel racconto della chiamata degli apostoli; contrariamente alla tradizione del tempo che voleva che fossero i discepoli a scegliersi un Maestro, fu lui a chiamarne alcuni a stare con lui in modo speciale. In un contesto diverso, vediamo l’iniziativa di Gesù nella storia dell’incontro con la donna peccatrice del Vangelo di Luca. Gesù afferma con forza che ella aveva amato di più perché le era stato perdonato di più, ma nel racconto l’atto esplicito del perdono da parte del Signore viene dopo i gesti di amore e pentimento della donna; l’apparente incongruenza si risolve nel fatto che Gesù aveva incontrato il cuore di questa donna ancor prima di averla vista di persona a casa del Fariseo. Segno di come il suo Cuore fosse in una costante, instancabile ricerca di incontrare il cuore umano.
Questa intenzionalità, questa ricerca di un incontro più profondo è al cuore della modalità di Gesù di operare la nostra salvezza; e di conseguenza questo è l’infallibile modo per portare avanti ogni opera di evangelizzazione. È la ferma ed incrollabile certezza che ogni cuore umano contiene un aspetto del mistero stesso di Dio e per quanto possa esserne inconsapevole, può sempre essere ridestato dall’amore.
C’è una bellezza in ogni persona che chiede di essere scoperta e riconosciuta attraverso semplici gesti di interesse. In un mondo che sta dimenticando come si fa ad interagire personalmente senza l’aiuto di una qualche forma di “media”, la missione di incontrare le persone attraverso un’intenzionalità permeata da interesse genuino nei loro confronti, ha un valore grande anche semplicemente da un punto di vista umano. Se poi pensiamo che questo è stato anche il modo in cui Gesù scelse di stare tra noi, allora ci rendiamo conto che l’arte di formare relazioni ci fa capire e vedere qualcosa dell’essenza della Trinità.
All’inizio di questo nuovo anno ci auguriamo che le parole usate per descrivere l’opera e la vita del Signore negli Atti degli Apostoli possano essere una guida anche per il nostro cammino di discepoli: “Gesù passò beneficando e risanando tutti, perché Dio era con lui”. (At. 10, 38)
Proposito concreto:
Chiedo in preghiera di provare ad avvicinarmi alle persone nel MODO di Gesù. Al di là di chi già conosco e amo, chi posso andare ad incontrare intenzionalmente? Al di là dei luoghi in cui di solito annuncio, servo e porto testimonianza, dove posso accompagnare Gesù che vuole bussare ai cuori tramite me? Chi posso incoraggiare a far lo stesso? La meditazione di dicembre è a cura di Michela Brugnoli |