Luca si è appena laureato in ingegneria informatica e sta cercando un lavoro stabile. In questi anni, con vari lavoretti è riuscito a mettere dei soldi da parte per comprarsi la macchina. Era il suo sogno fin da bambino. Luca ha una grande passione per tutto ciò che ha a che fare con le auto, tutto lo affascina e lo interessa. La sua Golf nera è un gioiellino, efficiente e curato con tutte le attenzioni del caso. Ieri Federica gli ha chiesto di prestarle la macchina per andare a lavorare perché’ la sua era dal meccanico. Luca, ragazzo buono e generoso, ha accettato. Tornando a casa la sera, al buio, Federica ha preso male una curva, ha perso il controllo della macchina ed è andata a sbattere contro il muro di cinta di una casa, e la Golf è distrutta. Come ha reagito Luca? Nonostante chiaramente Federica abbia sbagliata, sia stata imprudente e incompetente nella guida, Luca era calmo e paziente, non “infuriato”! Perché? Perché Federica è la donna che Luca sposerà a giugno. L’amore per lei è più forte di ogni altra cosa. Luca era preoccupato dell’integrità fisica della sua futura sposa; la macchina, anche se è la sua passione, è secondaria.
La carità tutto sopporta (1 Cor 13). Ce lo insegna Gesù. Accompagniamolo nei giorni in cui si è compiuto il mistero pasquale. Lo troviamo nella sua entrata trionfale a Gerusalemme. Le folle lo acclamano: Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli! Non amava certo i grandi clamori e l’accorrere delle masse. Gesù è osannato da quella stessa folla che pochi giorni dopo lo accuserà. La carità tutto sopporta.
Qualche paragrafo più avanti, nel Vangelo, Gesù è con I suoi discepoli mentre vive con loro forse il momento più intimo. In un dialogo profondo con il Padre istituisce il dono della sua presenza Eucaristica in mezzo a noi. Proprio a quella mensa, seduto tra quei pochissimi intimi compagni, c’è anche Giuda Iscariota che poi lo tradì. Gesù non lo tratta in modo diverso. La carità tutto sopporta.
Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: «Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare». (Mt 26:36) Nell’angoscia e nel dolore mentre suda sangue, Gesù chiede a Pietro, Giacomo e Giovanni di vegliare e pregare con Lui perché la sua anima è triste fino alla morte. Ma li trova addormentati, incapaci di vegliare con Colui che li ha amati, ha creduto in loro e ha cambiato la loro vita. La carità tutto sopporta.
Poco dopo sopraggiunge Giuda, accompagnato da una gran folla: si avvicina e lo bacia con la familiarità che solo gli amici possono avere. E’ guidato dal male che il Nemico ha già insinuato nel suo cuore. Giuda con un bacio tu tradisci il Figlio dell’Uomo? (Lc 22, 48) La carità tutto sopporta.
I soldati si avvicinano e lo incatenano per portarlo davanti a Pilato. Gesù è solo, davanti ad un tribunale umano che prima lo punirà a sangue poi, per acclamazione della folla, istigata dal sinedrio, lo sentenzierà di morte, sulla base di errati giudizi e suprema ingiustizia. La carità tutto sopporta.
L’agonia del Getsemani, le percosse, I flagelli, le fustigazioni, un dolore fisico lancinante, la perdita di sangue a flotti, l’atrocità e la violenza delle percosse, la Via Crucis. La carità tutto sopporta.
Eppure chissà, pur con tutta questa sofferenza fisica è davvero questa la pena più grande che Nostro Signore ha sopportato per amore? O forse è l’abbandono dei suoi, di coloro con i quali aveva camminato per le strade della Palestina, che aveva istruito sui misteri di Dio, ai quali aveva dato se stesso rivelando l’amore del Padre? Ora non c’è nessuno. Persino Pietro, colui al quale aveva dato le chiavi del Regno, lo rinnega tre volte. La carità tutto sopporta.
Nel silenzio, sono così poche le parole pronunciate da Gesù e riportate dal Vangelo del mistero pasquale, l’amore si dona. Non accetta passivamente ma SOPPORTA il peso del rigetto, dell’abbandono, della solitudine, dell’incomprensione, dell’ingiustizia. Gesù lo porta con umiltà, abbracciando la croce, obbediente fino alla morte e alla morte in croce,(Fil2.8) da dove sale l’estremo grido: “Eli’ Eli’ lema sabactani”. La carità tutto sopporta.
Quando anche noi viviamo il travaglio dell’incomprensione, della calunnia, della sofferenza a diversi livelli, quando sono proprio le persone più vicine, familiari, amici, vicini, persino sacerdoti o religiosi dai quali ci sentiamo traditi, umiliati, percossi, fraintesi, proprio lì il nostro cuore si incontra con il crocifisso, lo sguardo si perde nell’abisso d’amore che il Maestro ha per ciascuno di noi. Lui è in quella profondità del dolore che nemmeno le parole sanno esprimere. Allora il nostro cuore incontra il suo. Non dobbiamo imitarlo, non ne siamo capaci. Lui non ha semplicemente amore, Lui è la carità! In questa profonda comunione ci è chiesto solo di aprirci a Lui. Con la sensibilità spirituale possiamo allora accorgerci di un miracolo bellissimo che avviene: non siamo in realtà noi a soffrire. La sofferenza è la Sua; Sua è la croce; è solo la Sua carità che tutto sopporta. E’ Lui che soffre in noi. A noi è solo chiesto di offrire noi stessi perché’ la sua sofferenza si manifesti anche nella nostra vita, nelle nostre storie, miserie, paure e incomprensioni. Non sono più io che vivo ma è Cristo che vive in me. (Gal 2:20) Questo dovrebbe essere l’anelito e la realtà della vita di ciascuno di noi. E’ l’esperienza di un amore trasformante. In esso la vita assume colori diversi. Tutto è visto con una prospettiva nuova. Non c’è una bacchetta magica che risolve tutte le situazioni. La carità tutto sopporta perché’ nella nostra vita il primato e’ quello di Cristo. E’ Lui che vive e opera in noi. Nella fatica dobbiamo “solo” spalancare a Cristo la porta del nostro cuore.
Sì, Luca, Federica ti ha distrutto la macchina per la sua guida distratta, ma l’amore di Dio in te permette di continuare ad amarla. E’ l’amore che tocca e trasforma tutti i cuori. E così Federica, amata e trasformata, guarisce. Anche lei, testimone di questo amore, diventerà canale di carità per altri; anche attraverso di lei l’amore di Cristo trasformerà altri cuori.
PROPOSITO CONCRETO
Provo a guardare attraverso il filtro dell’amore di Dio una situazione o una persona che in questo momento mi causano sofferenza.
La meditazione di marzo è di Elena.