“Non fu facile quel giorno andarmi a confessare. Avevo allora ventidue anni e nonostante sia passato diverso tempo, lo ricordo ancora bene.
Ero nel Santuario di Loreto. Mi stavo accostando a questo Sacramento, pronto a ricevere un rimprovero e un’umiliazione e mai avrei pensato che invece potessi ricevere un regalo.
Mi sentivo solo, come se dovessi comparire davanti ad un giudice.
Eppure non appena mi inginocchiai, il frate che mi aspettava nel confessionale, forse intuendo il mio disagio, mise la sua mano sopra la mia e non la lasciò per tutto il tempo della Confessione.
Quel gesto mi fece sentire vicinanza e comprensione e mi incoraggiò ad aprirmi. Sentii come se i peccati confessati perdessero il loro potere sul mio cuore, e sperimentai al posto della tristezza, gioia e liberazione.
Ricordando oggi quella tappa del mio cammino spirituale, ripenso a quella mano dell’anziano frate, posata sulla mia, capace di trasmettermi la tenerezza di Gesù che mi voleva incontrare, proprio lì, nel Sacramento della Riconciliazione.
Si era aperto uno spiraglio di luce nel mio cuore e avvertivo la voglia di vivere una vita non ripiegata su se stessa. Sentivo di dover essere riconoscente per la mia esistenza, per il futuro davanti a me e per le persone con cui condividevo il cammino della vita.
La forza del perdono ricevuto era proprio quella di sentire che Gesù si fidava di me e si rallegrava per me.
Prima di uscire rimasi a pregare nella Santa Casa di Loreto, all’interno del Santuario. Vidi allora anche l’anziano frate, che aveva ascoltato la mia confessione, in ginocchio a pregare. Nelle sue preghiere sentivo che era Gesù a pregare incessantemente anche per me.” …
… anche per te che stai leggendo e anche per me che sto scrivendo.
Sì, Gesù prega per noi. Incessantemente.
Grazie Simone per avercelo ricordato. Grazie, perché spesso ci è stato insegnato che dobbiamo pregare Gesù, che dobbiamo chiedere a lui cose buone, come ad esempio il sostegno, la forza, la guarigione, la liberazione. Siamo convinti che dobbiamo solo cercarlo e a volte anche faticosamente, per poter ricevere un aiuto, una grazia, una benedizione. È vero, sì, che dobbiamo cercarlo ma c’è una verità che precede la nostra ricerca: Gesù prega per noi.
“Pensiamo a quel passo, prima della Passione – ha detto Papa Francesco – quando Gesù si rivolge a Pietro, con quell’avvertimento: Pietro … Satana ha ottenuto il permesso di passarvi al vaglio, come il grano. Ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede. Quello che dice a Pietro lo dice a te, e a te, e a te, e a me, e a tutti: Io ho pregato per te, io prego per te, io adesso sto pregando per te; e quando viene sull’altare, Lui viene a intercedere, a pregare per noi. Come sulla Croce. E questo ci dà una grande sicurezza. E prega, prega il Padre affinché non perdiamo la speranza in Lui.”.
Penso allora alla mia giornata, a come sarebbe diversa se di tanto in tanto coltivassi la consapevolezza che Gesù sta pregando per me “quando seggo e quando mi alzo”. (Salmo 138,2); quando guido e quando faccio la spesa, quando pecco e quando mi pento. Come ha scritto Simone: incessantemente. Non sono mai da solo, ma sempre sotto la sua protezione. Ci pare poco questo?
Eppure c’è qualcosa da aggiungere: non solo Gesù prega per noi ma Gesù prega noi. Anche lui ci chiede qualcosa, anzi: Lui addirittura ci supplica! Di cosa? Ce lo dice accoratamente San Paolo: “Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio.” (2 Cor 5,20).
Gesù, ci prega di lasciarci riconciliare con lui; ci chiede cioè di accettare il suo perdono, la sua pace, la sua “gioia e liberazione”. Ci supplica perché tiene alla nostra vita, perché gioisce quando ci vede, perché ha scritto il nostro nome sul palmo della sua mano. Quando l’amicizia con Lui si incrina perché lo rifiutiamo, perché preferiamo altri dèi a Lui, come ad esempio il lavoro, gli affetti, i nostri egoismi … lui, subito, affannosamente comincia a cercarci. Sempre, ogni volta, di nuovo.
Mai si stanca. Come ci accorgiamo che Gesù ci sta cercando? Egli parla al nostro cuore: con la nostalgia di Lui, del bene, della pace; attraverso una parola che sentiamo o un libro che leggiamo. Quando finalmente ci trova, anche solo in quell’unico istante in cui gli apriamo il cuore, non ci lascia più andare e ci supplica di poter posare di nuovo la sua mano sulla nostra, per allontanare il peso dei peccati dal nostro cuore, così come paternamente ha fatto quel frate sulla mano di Simone.
Non è bello, un Dio così? Un Dio che ci cerca per donarci il suo perdono, “Un Dio che si fida di noi e si rallegra per noi.”?
Come mai allora è così difficile accostarci a Lui per riannodare il rapporto di amicizia tradito? Perché è spesso faticoso accostarsi al Sacramento della Riconciliazione?
Credo che uno dei motivi ce l’abbia indicato Simone: “Mi sentivo solo, come se dovessi comparire davanti ad un giudice.”. L’immagine di un Dio giudice, severo e implacabile ce la portiamo dentro come conseguenza del peccato originale. Quella prima colpa che ha insinuato in noi il dubbio su Dio, la sfiducia nel suo amore per noi e ci ha lasciato l’immagine del Dio proibizionista e poliziotto che non vuole che mangiamo dell’albero del giardino. Un Dio che ci vuole schiavi.
La riscoperta del vero volto di Dio avviene proprio quando ci accostiamo al suo perdono, sfidando a testa alta la tentazione dell’inutilità dell’“andare a dire i peccati ad un altro”. Scoprendo poi che questo “altro” in realtà sono io. Sono io che mi giudico spietatamente, che manifesto fastidio guardando i miei limiti. Sono io che non mi accetto così. L’Altro, quello con la “a” maiuscola è lì, nella voce e nelle mani di quel sacerdote per dirmi: tu sei prezioso e io ti amo, ti perdono.
“A volte capita di sentire qualcuno che sostiene di confessarsi direttamente con Dio… Sì, come dicevo prima, Dio ti ascolta sempre, ma nel sacramento della Riconciliazione manda un fratello a portarti il perdono, la sicurezza del perdono, a nome della Chiesa. (Papa Francesco, Udienza, 10/11/2013)
Per questo “L’Apostola avrà particolare attenzione nel fare tutto il possibile per sensibilizzare le persone che segue, verso quelle confessioni che concludono un cammino di conversione, o quelle che, per la loro frequenza, favoriscono la crescita interiore.” (dalla Regola di Vita, punto 13).
Ecco perché in questo mese ci è piaciuto soffermarci su questo Sacramento. Per sensibilizzare anche te che stai leggendo a lasciarti riconciliare con Dio, a lasciarti mettere la Sua mano sulla tua.
Possa tu sentire spesso queste parole:
“Il Signore ti ha perdonato, va’ in pace”.
Proposito concreto
In questo mese approfondirò di più le grazie che posso ricevere nel Sacramento della Confessione, confrontandomi con la mia guida spirituale e leggendo alcuni libri di spiritualità che trattano questo argomento. Unisco a questo proposito quello di confessarmi da ora in poi con più regolarità e non quando “me la sento”.
La meditazione di marzo è a cura di Simona Panico