Posted On 07/11/2016

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by Ruth Kuefler

Letteratura e vita

Lodate il Signore perché è buono:
perché eterna è la sua misericordia.
Lodate il Dio degli dèi:
perché eterna è la sua misericordia.

Lodate il Signore dei signori:
perché eterna è la sua misericordia.
Egli solo ha compiuto meraviglie:
perché eterna è la sua misericordia.
Ha creato i cieli con sapienza:
perché eterna è la sua misericordia.
Ha stabilito la terra sulle acque:
perché eterna è la sua misericordia.
Ha fatto i grandi luminari:
perché eterna è la sua misericordia.
Il sole per regolare il giorno:
perché eterna è la sua misericordia;
la luna e le stelle per regolare la notte:
perché eterna è la sua misericordia.
Percosse l’Egitto nei suoi primogeniti:
perché eterna è la sua misericordia.
Da loro liberò Israele:
perché eterna è la sua misericordia;
con mano potente e braccio teso:
perché eterna è la sua misericordia.
Divise il mar Rosso in due parti:
perché eterna è la sua misericordia.
In mezzo fece passare Israele:
perché eterna è la sua misericordia.
Travolse il faraone e il suo esercito nel mar Rosso:
perché eterna è la sua misericordia.
Guidò il suo popolo nel deserto:
perché eterna è la sua misericordia.
Percosse grandi sovrani
perché eterna è la sua misericordia;
uccise re potenti:
perché eterna è la sua misericordia.
Seon, re degli Amorrei:
perché eterna è la sua misericordia.
Og, re di Basan:
perché eterna è la sua misericordia.
Diede in eredità il loro paese;
perché eterna è la sua misericordia;
in eredità a Israele suo servo:
perché eterna è la sua misericordia.
Nella nostra umiliazione si è ricordato di noi:
perché eterna è la sua misericordia;
ci ha liberati dai nostri nemici:
perché eterna è la sua misericordia.
Egli dà il cibo ad ogni vivente:
perché eterna è la sua misericordia.
Lodate il Dio del cielo:
perché eterna è la sua misericordia.

Devo confessare che fino a qualche estate fa, quando capitava il salmo 135 nel salterio del breviario, mi veniva la noia. “No, di nuovo…” In comunità cerchiamo di renderlo meno ripetitivo. “Okay, Simona tu leggi la prima metà e poi per la seconda metà rispondiamo a Francesca.” Ho sentito una meditazione però, che mi ha cambiato la prospettiva su questo salmo. Uno dei suggerimenti della meditazione era di riscrivere il salmo con la nostra storia. Che cosa ha fatto il Signore nella mia vita che mi fa esclamare che la sua misericordia è eterna?

Questa meditazione è un tentativo a rispondere a quella domanda. Penso che, per riscrivere la nostra storia con gli occhi misericordiosi di Dio, dobbiamo imparare innanzitutto a leggere la nostra storia. Le Scritture sono lo strumento perfetto per insegnarci a leggere il nostro passato perché contengono sia la storia sia la letteratura. Ma per apprezzare il passato della storia, dobbiamo abituarci a leggere delle belle storie di narrativa, e la letteratura ci può aiutare. Ritengo che la letterature possa farci capire meglio la nostra vita e ad approfondire la conoscenza delle Scritture, che a loro volta ci fanno approfondire la conoscenza della nostra vita.

Perché il salmo 135 è così bello? Prima di tutto è una storia meravigliosa! Cominciando dalla creazione, racconta tutta le vicissitudini di Israele fino all’arrivo nella Terra Promessa. Forse non capiamo istintivamente che vuol dire uccidere Og, re di Basan, e forse neanche lo sapevano gli Israeliti dell’epoca, ma Israele sicuramente conosceva la storia dell’ esodo miracoloso da Egitto. Era una storia raccontata e riraccontata.

Non solo gli Israeliti conoscono la propria storia, ma sanno anche come leggerla con gli occhi di Dio. Sono consapevoli di non essere loro i protagonisti, ma lo è Dio. E non solo riconoscono la sua mano potente in tutto ciò che fanno, ma sanno anche il perché: perché Lui è misericordioso.

La storia di Israele non è solo per gli Israeliti, ma anche per noi. Tutta la Bibbia è la nostra storia. E non finisce con l’ultima pagina. Tutto il passato conduce al momento presente.

Sono in grado di leggere la mia storia? So come riconoscere la misericordia di Dio nella mia vita? Se non so come vedere la mano misericordiosa di Dio che guida la mia vita, come posso aiutare altri a riconoscerla? Tante volte noi Apostole della Vita Interiore suggeriamo un atto concreto per concludere la meditazione quotidiana come un modo per tradurre la preghiera in vita, ma sappiamo come tradurre la vita in preghiera? Sappiamo come relazionarci con Dio nella vita quotidiana, ossia come Lui si relaziona con noi negli eventi della vita? Dobbiamo imparare a leggere le Scritture e la nostra vita. Abbiamo bisogno di un’esegesi di vita!

Ermes Ronchi, negli esercizi spirituali che ha predicato al Papa e alla curia romana – Le nude domande del Vangelo – cita un rabbino che parla della sua esperienza di formazione. Scrive:

«Se io sono andato dal maestro non fu per imparare da lui delle nozioni o delle idee, se io sono andato dal maestro fu per vedere come si allaccia i sandali e come se li slaccia», per imparare da lui come si vive – l’esegesi della vita! – per imparare anche dai minimi gesti il rapporto esatto con le cose, con le creature, con se stessi, con Dio. Per imparare la sapienza del vivere: come lavora, come mangia, come vuol bene, come ride. La verità cristiana non si esprime nella tua dottrina, ma nei tuoi rapporti esatti e armoniosi con le cose, quando sei una persona che passa libera, regale, benefica e felice fra le cose. «Non da come mi parla di Dio, ma da come mi parla delle cose della vita io capisco se una persona ha soggiornato in Dio» (Simone Weil).

Come scopriamo le cose della vita? Come impariamo l’esegesi della vita? Vediamo, come Israele, la mano misericordioso di Dio che ci guida? Suggerisco la letteratura come uno strumento chiave per aiutarci ad interpretare sia le Scritture che la vita.

I classici della letteratura ci insegnano la realtà. Tante persone pensano che il leggere sia una fuga dalla realtà; invece un libro accattivante ci prende e non ci molla più. Ci ributta nella realtà, quando meno ce lo aspettiamo.

Ad un certo punto ho imparato a memoria la poesia “Elegia scritta in un cimitero campestre” di Thomas Gray. Mi ricordo che il professore ci ha spiegato come la letteratura, e la poesia in particolare, abiti dentro di noi; aspetta il momento giusto per riemergere e alla fine si accende una lampadina e capiamo. Questa strofa mi ha illuminata su cosa intendeva:

Chiare vie più che bel raggio sereno
Chiude il mar gemme entro a’ suoi cupi orrori;
E non veduti fior tingono il seno,
E per solingo ciel spargon gli odori.

All’ inizio, ero convinta che le gemme perdute e i fiori mai visti fossero sprecati, inutili, senza che alcuno li apprezzasse. Quante vite nascoste sono così sprecate? Chi si ricorda del nonno di mio nonno? Neanch’io so come si chiamava. Poi, un giorno, questa strofa mi ha fulminata. Non parla dello spreco di tanta bontà, ma della dignità inerente a ciascun uomo. Una vita “sprecata”, sì, ma come i trent’anni sprecati in silenzio a Nazaret o trecento denari sprecati in un attimo di intimità.

La letteratura ci mostra il mondo con degli occhi nuovi. Ci presenta il mistero di cui la nostra vita è imbevuta. Da’ voce delle esperienze che non avremo mai riconosciuto da soli. È una professoressa silenziosa che rimane con noi fino al momento in cui ci svela una verità che sapevamo già. Ci apre al futuro ignoto. Ci aiuta ad entrare nella logica della misericordia.

Qualche anno fa ho sviluppato una bella e profonda amicizia con una ragazza in comunità. Mi ha insegnato tanto sull’amore, sulla vita, e soprattutto mi ha portato ad una maggiore intimità con Dio. Mentre la nostra amicizia cresceva, il suo discernimento continuava e un giorno ha capito che Dio non la chiamava ad essere un’Apostola della Vita Interiore. Il Signore mi aveva preparata a quel momento; capivo che lei era un grande dono per il mondo e che se Lui non l’avesse chiamata alla comunità era perché aveva in mente qualcosa di più grande sia per lei che per la comunità. E per me invece, che cosa restava? Perché il Signore mi aveva tolto il suo dono? Ho cominciato a leggere il libro A Severe Mercy (Una Misericordia Severa) di Sheldon Vanauken, sapendo che raccontava di un uomo che aveva perso la moglie: forse mi sarebbe stato di aiuto in quel momento di sofferenza.

Sheldon e Davy non sono ancora cristiani quando si conoscono e si innamorano. L’unica cosa che ritengono importante è il loro rapporto e la sua durata. Man mano che la vita va avanti si convertono al cristianesimo: Davy facilmente e Sheldon con le sue difficoltà. Il loro rapporto è messo alla prova dai diversi cammini di fede: Davy ama intensamente Dio e Sheldon è solo ai primi passi. Davy si ammala e muore, mentre Sheldon, ancora alle prese con l’accettazione piena del cristianesimo, viene scosso profondamente nella sua fede già fragile. Alla fine si rende conto che la morte della moglie non era l’atto di un Dio crudele, ma di un Padre provvidente:

«Una morte piena di sofferenza per tutti e due, una sofferenza che ancora pesava sulla mia vita, era un atto di misericordia severa. Un atto di misericordia severa come la morte, una severità misericordiosa come l’amore».

Sheldon aveva invidia di Dio; se avesse dovuto scegliere fra Dio e Davy, avrebbe scelto Davy. Non gli andava che Dio avesse il primo posto nel cuore di sua moglie. La morte di lei era rimasto l’unico modo per accorgersene. Dio, nella sua misericordia, gli ha mostrato il suo amore infinito e ha rimesso ordine nelle priorità della sua vita.

Anche nella mia sofferenza c’era una “misericordia severa”. Come Sheldon, anch’io non ho capito subito il “perché”, ma almeno ho intuito che c’era una speranza di trovare un perché.

È questa anche la lezione che Israele ha imparato:

Guidò il suo popolo nel deserto:
perché eterna è la sua misericordia.

Israele ha fatto una fatica enorme nel deserto! Lamentele tutto il tempo! Il popolo ha sofferto. Voleva tornare in Egitto. Ma il Signore l’ha guidato nel deserto perché, nella sua misericordia. aveva un piano migliore. Forse anche noi ci troviamo nel deserto della sofferenza e non capiamo “il perché’” dei deserti che dobbiamo attraversare, ma possiamo dire con fiducia che eterna è la sua misericordia.

Tutta la storia della salvezza è la storia della misericordia di Dio. Se la letterature ci apre alla realtà di Dio che agisce nella nostra vita, le Scritture ci portano ad un livello ancora superiore. C’è una citazione di p. Jean Sonnet, SJ che rende perfettamente questa differenza fra la letteratura e le Scritture:

«La letteratura ci apre ai possibili dei possibili. La Scrittura ci apre agli impossibili dei possibili».

Non è forse la stessa logica della misericordia del Vangelo? Quando tutto sembra perduto, quando abbiamo ucciso il Dio di Vita, …c’è ancora un altro paragrafo da leggere! Tra tutte le possibilità, Dio sceglie l’impossibile. Quando Pietro pensava che tutto fosse finito e si sentiva senza scampo dopo aver rinnegato il suo migliore amico, riceve in dono l’opportunità di riaffermare il suo amore tre volte. Quello che sembra soltanto un pezzo di pane e un bicchiere di vino è veramente il Dio Trinitario.

Cosa dice Gesù all’Ultima Cena? «Fate questo in memoria di me». Ci implora di ricordarcelo. Ricordatevi di quello che ho fatto per voi. Raccontate la storia di volta in volta. Vivete la storia tutti giorni. Non finisce qui, dice. E con lui diciamo: guarda cosa mi ha fatto il Signore. Eterna è la sua misericordia. Pensavo che tutto fosse perduto. Ero debole e ferito. Si è ricordato di me. Mi ha liberato. Ha pensato a me fin dalla creazione del mondo. Mi da’ tutto quello di cui ho bisogno. Mi da’ se stesso perché eterna è la sua misericordia.

Proposito concreto:

Non avere paura di raccontare la tua storia. Non avere paura dei tuoi limiti e delle tue ferite. Questi sono il campo di battaglia del Signore, dove Lui è presente e attivo. Ecco dove il Signore è misericordioso. La gente ha bisogno di sentire questo. Usa la letteratura se necessario.

La meditazione di Novembre è a cura di Kalin Holthaus

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