Posted On 01/03/2018

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by Ruth Kuefler

Lo scalpello e la de-cisione

“Come ha fatto Michelangelo a creare il David?”

“Come mai il David è una delle statue più famose del mondo?”

Queste domande, che si tramandano di generazione in generazione, sono simili ad un’altra domanda che ognuno di noi porta nel proprio cuore: “Qual è lo scopo della vita”? Il discernimento vocazionale, che è proprio l’arte di saper ascoltare la voce di Dio per scoprire il suo progetto su di noi, ha tanto in comune con l’arte scultorea di Michelangelo. La risposta a come Michelangelo ha creato il David ed a come discernere la volontà di Dio per la propria vita è la stessa: tagliare via tutto quello che non è il David.

Fare discernimento vocazionale, infatti, segue una modalità simile a quella che Michelangelo ha usato nello scolpire il David. Come ci vuole tempo per imparare le tecniche della scultura, così ci vuole tempo per imparare ad ascoltare la voce dello Spirito Santo nella preghiera. Come uno scultore si esercita con l’argilla prima di cominciare ad intagliare il marmo, così noi possiamo esercitarci a prendere decisioni con amore nelle piccole scelte quotidiane. Come lo scultore, infine, decide di cominciare la sua opera e di prendere in mano lo scalpello, così anche noi siamo chiamati a decidere concretamente come spendere la nostra vita.

Spesso il discernimento vocazionale viene considerato un processo per ottenere la risposta giusta,  piuttosto che un’avventura relazionale con Dio. Nel primo caso la mentalità è quella del “distributore automatico”: si inseriscono, come monete, tempo e sforzo, ed esce fuori, come barretta di cioccolato, la risposta della vocazione . Invece il discernimento assomiglia di più al cammino affascinante della scoperta del mistero dell’Altro, perché è un crescere nella conoscenza reciproca con Gesù nello Spirito Santo, attraverso la preghiera. Alcuni pensano che Dio sia un Re che viene a noi armato di spada, per esigere la nostra fedeltà. Dio è un Re e viene con la spada ma questa è conficcata nel suo cuore. La lancia che ha trafitto il cuore di Gesù in croce è questa spada, ed è anche la chiave che apre una volta per sempre la porta del suo cuore. Lo stesso scalpello che Lui usa per tagliare via tutto quello che non è necessario alla sua opera d’arte è quello che sfonda il cancello del suo amore traboccante. All’inizio di ogni vocazione c’è quindi l’Amore.

Come in qualsiasi rapporto, una volta incontrato veramente l’amore di Gesù, questo provoca il desiderio di rispondere con un dono irrevocabile della propria vita. La gioia del discernimento comincia infatti dal desiderio di rispondere all’amore di Dio che incoraggia a conoscere sempre di più il proprio cuore con i desideri e i talenti che Lui vi ha messo dentro. Il cammino di conoscenza di sé, illuminato nella preghiera dallo Spirito Santo, ci porta a scoprire come il Signore ci ha creato e in che modo siamo capaci di rispondere a questo amore. I piccoli atti d’amore quotidiani ci svelano come è fatto il nostro cuore e ci preparano all’atto di donazione completa nei voti religiosi o nelle promesse matrimoniali. Il desiderio, poi, per la vita consacrata o per il matrimonio diventa pian piano sempre più chiaro e la scelta di uno di questi stati di vita appare sempre più evidente. Culmina infine nella chiamata del Signore ad una donazione totale di sé, come quella con cui Lui stesso si è dato completamente per noi e a noi.

E’ precisamente qui, nel prendere una decisione, che tanti esitano. Nella cultura contemporanea è abbastanza comune credere che essere liberi voglia dire mantenere tutte le possibilità aperte davanti a sé. Non è a caso che sia anche questa l’epoca con il maggior numero di divorzi e impegni falliti, proprio perché si esita a prendere decisioni importanti e definitive.

La libertà vera sta invece nell’atto di prendere una decisione. Si è liberi quando si decide e non solo perché si ha la capacità di decidere.

«La scelta non può restare imprigionata in una interiorità che rischia di rimanere virtuale o velleitaria – si tratta di un pericolo accentuato nella cultura contemporanea –, ma è chiamata a tradursi in azione, a prendere carne, a dare inizio a un percorso, accettando il rischio di confrontarsi con quella realtà che aveva messo in moto desideri ed emozioni.»[1]

Per esempio, Michelangelo studiò l’arte della scultura e la mise in pratica. Quando pose mano al marmo per scolpire il David, fu libero di tagliare perché era ben preparato. I pezzi di marmo che cadevano non potevano essere rimessi al loro posto: ogni mossa dello scalpello era decisiva. Michelangelo si sentì libero di essere un’artista.

Allo stesso modo succede quando si fa un buon discernimento. Quando siamo in sintonia con lo Spirito Santo nella preghiera quotidiana e c’e’ un indifferenza interiore vera dopo una considerazione esaurente di come riflette il proprio cuore la vita matrimoniale e la vita consacrata, possiamo scegliere davvero con liberta’. E se si sceglie poi con amore, non si puo’ sbagliare.

«Assumerci la responsabilità delle nostre azioni non è solo accettare la responsabilità per le loro conseguenze sugli altri, ma riconoscere che si avevano tante altre opzioni – buone o cattive che fossero – prima di scegliere e agire. Comunque, per dare all’idea di libertà l’importanza dovuta, si richiede di riconoscere qualche tipo di chiamata. L’esercizio della libertà umana è arbitrario e banale se non come risposta ad un invito da qualcosa che lo trascende.»[2]

Per alcuni questo può sembrare molto bello ma irraggiungibile. Qualunque sia la vocazione a cui il Signore ci chiama, sia la vita consacrata sia quella matrimoniale, Lui ci dona la grazia necessaria per portarla a compimento. Un dono grande che ci ha fatto è Sua Madre Maria. Cristo ha imparato come donare il proprio cuore da Maria, perché Maria l’aveva donato per prima. Se vogliamo imparare a donare il nostro cuore, dobbiamo guardare Maria.

 

Quest’immagine sta nella Basilica del Cuore Immacolato di Maria a Roma. A prima vista, non colpisce per la sua bellezza. Né Gesù né Maria, infatti, sono belli. Eppure è un’immagine molto profonda. Entrambi hanno il cuore in mano in segno di offerta. Il cuore di Maria è il Cuore Immacolato tipico con la spada e i gigli, ma il cuore di Gesù non è il tipico Sacro Cuore perché non ha né la Croce né la corona di spine. Inoltre la mano di Maria guida quella di Gesù. Da questi elementi possiamo desumere che sia Maria ad insegnare a Gesù Bambino come offrire completamente il suo cuore.

Nell’episodio della presentazione di Gesù al Tempio, riportato dal vangelo di Luca, Simeone annuncia a Maria che il suo cuore sarà trafitto dalla spada “affinchè siano svelati i pensieri di molti cuori”. In quel momento stesso la spada cominciò già a trafiggere il cuore di Maria. La separazione che ne e’ derivata continuò durante la perdita di Gesù dodicenne a Gerusalemme e culminò poi, in maniera indicibile, al momento della croce. Dunque Maria ha insegnato a Gesù come avere un cuore trafitto in croce perché il suo già lo era; poteva insegnare a Gesù come donare tutto perché lo aveva fatto prima lei dicendo il suo Fiat all’Annunciazione.

Possiamo dire dunque che si va “a Gesù per Maria” perché la spada che ha trapassato prima il cuore della Madre era la chiave che ha aperto la porta del cuore del Figlio. Qualunque sia la vocazione di ognuno, Gesù ci chiede di dargli tutto attraverso Maria. E sia benedetto Dio che chiama tutti a questa autodonazione attraverso di Lei perché Lei e’ la guida migliore.

L’invito di questa meditazione è lasciar decidere il Signore per quello che riguarda la nostra vita. Abbiamo visto come il metodo usato da Michelangelo per scolpire il David e quello per discernere la volontà di Dio sulla propria vita è lo stesso: tagliare via in modo decisivo tutto quello che non è il David, tutto quello che non corrisponde al nostro essere più vero e profondo.  L’aggettivo “decisivo” cioè “decidere” viene dal latino “de- caedere”. “De” vuol dire “via” e “caedere” vuol dire “tagliare”. Decidere quindi vuol dire tagliare via. Lasciamo dunque a Dio il controllo sulla nostra vita, che Lui tagli via tutto quello che va tagliato. Lui vede l’opera d’arte che c’è dentro ciascuno di noi e Lui solo conosce il modo migliore per liberare quella bellezza.

PROPOSITO CONCRETO

Non temere lo scalpello! Il nostro Dio “infatti” è un Re e viene con la spada, ma con una spada conficcata nel suo stesso cuore, quel cuore che vuole dare interamente a te in cambio del tuo piccolo cuore. Se ti chiama è perché vuole che tu sia con Lui e che assomigli a Lui. Non aver paura: Maria ti aiuterà! Lascia che “la spada a doppio taglio”, che è la Parola di Dio, penetri “tra le giunture e le midolla” per svelare chi sei chiamato ad essere. E poi taglia, de-cidi!

La meditazione di questo mese è  a cura di Kalin

 

 

 

 

 

[1] XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Documento preparatorio: I giovani, la fede e il discernimento vocazionale.Sito Vaticano. 13 Gennaio 2017. Sez II, para. 2. http://www.synod2018.va/content/synod2018/it/fede-discernimento-vocazione/documento-preparatorio.html

[2] J. Philippe, Called to Life, Scepter Publishers, Inc., Strongsville, Ohio, 2008.

 

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