Posted On 03/03/2021

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by AVI Admin

Ma è proprio vero che non ho tempo?

Ah, se tra gli scaffali del supermercato ci fosse anche un po’ di tempo a buon prezzo o magari in offerta! Il tempo dovrebbe essere considerato un bene di prima necessità, patrimonio dell’umanità insieme al pane e alla nutella. Eppure, sembra sempre non essere mai abbastanza: non abbiamo tempo per incontrare le persone, per fare le cose, per finire i compiti, per andare in farmacia o dal dottore, per pulire la casa, per fare sport, … figuriamoci per pregare. Quante volte davanti all’invito alla preghiera quotidiana il presupposto acquisito sembra essere: vorrei ma non ce la faccio. Oppure: sister, forse tu hai tempo perché è il tuo lavoro ma io davvero non ne ho.

 In questo percorso che stiamo facendo alla ricerca dell’amicizia con Dio e sulla preghiera, vorrei iniziare soffermandomi sul tema del tempo per capire in modo più radicale come influisca veramente sulla vita spirituale di ognuno di noi. Proviamo a chiederci: Chi è il datore del tempo? Chi lo possiede? “Nelle tue mani, Signore, sono i miei tempi” (Sal 31,16). Il nostro Creatore ha messo l’eternità nei nostri cuori (Ecclesiaste 3:11) Dio predispone ogni cosa a suo tempo per il bene dell’uomo, e “a suo tempo ogni cosa sarà riconosciuta buona”. (Sir 39,33-34). “Tutto ha il suo momento, e ogni evento ha il suo tempo sotto il cielo”

Il tempo è dunque creazione di Dio, condivisa anche con ciascuno di noi, sue creature. Abbiamo tanto tempo: 24 ore ogni giorno, un minimo di 672 e un massimo di 744 ore ogni mese. In totale 8760 ogni anno (per chi ama la matematica ci sono altri dati in nota). Questi numeri dovrebbero farci rendere conto che ci viene donato tantissimo tempo. È effettivamente un regalo gratis perché non lo possiamo controllare: Chi di voi può aggiungere un’ora sola alla durata della sua vita”? (Mt 6,27). E  ancora: “Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore”. (Sal 89:12) La nostra vita forse cambierebbe moltissimo se percepissimo il tempo non come nostro ma come un dono di Dio. Un dono da custodire e vivere bene, senza sprecarlo ma facendolo fruttare, come i talenti della parabola evangelica. Vorrei allora invitare ciascuno di noi in questo momento a chiedersi con onestà: come uso il tempo che mi è stato donato? A parte le cose ordinarie, quali mangiare, dormire, lavorare, quali sono le cose che ritengo irrinunciabili?  

Vorrei lasciare una pausa  per permettere a ciascuno di fare un piccolo sondaggio sull’uso del tempo, guidati da una domanda molto semplice e diretta: a che cosa do tempo nella giornata? Che cosa la riempie? Ecco una piccola lista che potete personalizzare. 

Non posso fare a meno di:

  • Fare lo sport 
  • guardare sport alla televisione
  • guardare show televisivi
    • Programmi di divertimento, giochi, intrattenimenti
    • Programmi di cucina
    • Notizie 
    • ________________________(altro, specificare)
  • Giocare ai videogiochi
  • Navigare in internet
  • Ascoltare musica
  • controllare 
    • le mail (magari anche più volte al giorno!)
    • gli SMS
    • le chat whatsapp  (si, il plurale è d’obbligo perché ne abbiamo certamente più di una!)
    • _____________________ (altro, specificalo tu)

Nulla in questa lista è malvagio di per sé e  va eliminato. Ma andrà rivalutato in base alle priorità. 

Da questa prima parte della riflessione è emerso chiaramente che il tempo in realtà c’è: la  scelta di come usarlo è affidata alla mia libertà. Possiamo allora dire che quando diciamo “non ho tempo” in realtà è perché la preghiera non è così importante. O meglio: qualcos’altro è più importante.

Se torniamo all’inizio della riflessione allora potremo dire che “non ho tempo per pregare” in realtà significa: “nella vita c’è qualcosa che per me conta più della preghiera”. Si arriva così all’assurdità. Il lavoro, una telefonata, la lettura del giornale, lo sport, le ore al cellulare sono tutte cose che assorbono il tempo che mi è donato da Dio ma mi impediscono di avere tempo per Lui che me lo ha donato! Dovremmo mettere l’emoji della scimmietta che si copre la faccia per la vergogna!

Dunque, in fondo non è vero che non c’è  tempo per pregare. Possiamo trovarlo: non facendo meno cose ma attraverso la consapevolezza che il tempo che abbiamo tra le mani non è nostro ma Suo. 

Con Lui e solo grazie a Lui esistiamo e possiamo fare le cose. Il problema non è che non ho tempo per la preghiera: è che non custodisco il Suo tempo, non metto come priorità Dio perché quella conversazione con Lui non è ancora abbastanza importante. Il libro “Un Tempo per Dio” di un grande autore spirituale del nostro tempo, padre Jacques Philippe, ci potrebbe aiutare molto: è un piccolo manuale pratico e semplice per imparare a dare il Tempo a Colui che più lo rende importante.

Ecco il cuore della nostra riflessione. L’attenzione si sposta sulla mia relazione con Lui. Mi chiedo anzitutto: Lo conosco davvero, Lo incontro? Durante le ultime vacanze di Natale, mio nipote mi ha chiesto se ero davvero sposata con Dio. Dopo le mia conferma, mi ha domandato molto acutamente: ma zia tu parli con Lui, allora? “Si, Emanuele, parlo con Dio ogni giorno più volte”, ho risposto. L’amicizia con Dio è fatta di dialogo e incontri regolari affinché cresca e si arricchisca. Come in ogni amicizia, serve tempo. Ciascuno di noi è invitato a questa relazione con Dio. La preghiera non può essere l’ennesima cosa da fare ogni giorno. Questa lista è giá completa di primo mattino e ci porta fino a sera dove arriviamo sfiniti. Il tempo con Dio è invece l’esperienza di comunione con Colui che ha fatto il mondo, mi ama, mi conosce, desidera incontrarmi, vuole dirmi qualcosa, mi aspetta, mi ascolta, mi consola, mi abbraccia, mi guida, mi incoraggia… e molto di più ancora. Allora avrò certamente tempo per Dio perché Lui mi è venuto a cercare e mi ha a cuore prima ancora che io me ne renda conto. Concludo: se mi lascio incontrare del Signore, se mi fermo nella corsa delle giornate per accorgermi della Sua presenza allora inizierò a conoscerLo e il desiderio di stare con Lui, di passare  il tempo alla Sua presenza sarà la semplice, ovvia conseguenza.

L’invito per ciascuno  è dunque quello di fermarsi. Dio non fa molto rumore quando è presente e quasi non ci si accorge di Lui. Ricordiamo la storia di Elia nel capitolo 19 del Primo Libro dei Re: “Gli fu detto: «Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore». Ecco, il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero. Come l’udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna. Ed ecco, sentì la voce (vv. 11-13).

Come accorgersi di Lui, quindi? “Fermando il tempo”.

Proposito per questo mese: rifletto sulle priorità attuali della mia vita e permetto al Signore di “scalare” alcune posizioni nella mia graduatoria personale. Sfruttando il tempo Quaresimale che sempre ci invita ad una intenzionalità maggiore nella preghiera, scelgo di dedicare più tempo (dal punto di vista qualitativo e quantitativo) all’amicizia con Lui. Mi fermo ora e scrivo l’impegno Quaresimale che prendo davanti a Lui. Magari decido di condividerlo con qualcuno proprio per aumentare la responsabilità e l’impegno personale nel farlo.

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