L’Apostola della Vita Interiore, come donna, come battezzata, come consacrata, come Apostola, ad imitazione di Maria, desidera esercitare il suo ruolo di madre, rendendosi disponibile all’opera dello Spirito Santo per rendere possibile, per così dire, l’Incarnazione del Verbo Divino nelle persone che assiste spiritualmente. (Regola di Vita delle Apostole della Vita Interiore)
Quando lo speaker ha concluso la sua presentazione, una studentessa dalla prima fila si è girata e mi ha chiesto “Possiamo parlare?”. Dallo sguardo di questa ragazza che incontro regolarmente in direzione spirituale, e ho subito intuito che stava soffrendo. Appena ci siamo allontanate dalla sala gremita, è scoppiata in lacrime, dicendo che le parole appena ascoltate sul tema del fidanzamento avevano toccato qualcosa di doloroso in lei. Dopo averla ascoltata, le ho proposto di andare insieme in cappella. Lì ci siamo inginocchiate davanti a Gesù, e il mio cuore pulsava forte perché percepivo il suo dolore. Presto dalla preghiera è emerso che le parole dello speaker avevano toccato una memoria dolorosa che aveva causato le lacrime. Ho quindi invocato lo Spirito Santo e l’ho guidata in una preghiera di guarigione. Si è gradualmente calmata e siamo rimaste insieme in cappella per diversi minuti. Quando si è allontanata, dopo esserci abbracciate, sembrava più in pace. Questa esperienza di maternità spirituale mi ha fatto pensare: come si sarà sentita Maria, soprattutto in occasione della Visitazione? Come Maria, ho sentito che dovevo mettermi in cammino “in fretta” per prendermi cura dei bisogni di un’altra persona.
38 Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l’angelo partì da lei. 39 In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. 40 Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41 Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo 42 ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43 A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? 44 Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. 45 E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore». (Lc 1, 38-45)
La prima cosa che possiamo notare è che Maria va “in fretta” a trovare Elisabetta. Sarebbe potuta tranquillamente rimanere concentrata su se stessa e sui suoi problemi. Dopotutto, si trovava in una situazione difficile: incinta per opera dello Spirito Santo, doveva trovare il modo di spiegarlo a Giuseppe e a tutti i suoi parenti. Eppure Maria non è rimasta concentrata su se stessa, ma ha orientato la sua attenzione sulla cugina Elisabetta. Cosa ha permesso a Maria di agire così? Il semplice fatto che portava in sé Gesù ed era piena di Spirito Santo. Non ha dovuto lavorare sodi per agire in questo modo: semplicemente è rimasta se stessa, recettiva.
Il suo segreto non è infatti legato al fare, ma alla capacità di ricevere. Quando impariamo a ricevere bene ciò che Dio ci dona, inevitabilmente questo si ripercuote positivamente sugli altri. Più siamo pieni di Dio, e più saremo in grado di condividere la Sua presenza. Pensiamo ad una donna incinta. Durante la gravidanza, il suo centro di gravità cambia, si sposta naturalmente in avanti. Allo stesso modo, quando Maria è in attesa di Gesù, si proietta in avanti e verso l’esterno. Anche noi possiamo chiedere di essere così pieni di Gesù da far sì che il nostro centro di gravità si sposti. Vediamo che Maria si dimentica di sé e in fretta si mette in cammino per andare da Elisabetta. Cosa accade quando si incontrano? Maria saluta Elisabetta, e questo saluto la colpisce talmente tanto che il figlio nel suo grembo sussulta. La presenza di Gesù nel grembo di Maria è così potente da far sì che una nuova vita sussulti nell’ altra. Dovrebbe poter essere così anche per noi: la presenza di Gesù nei nostri cuori dovrebbe essere talmente evidente da causare un sussulto nella vita di chi incontriamo. Come far sì che questo avvenga? Il primo passo è riconoscere che non si tratta qui di fare, ma di essere. Se siamo uomini e donne pieni della Grazia di Dio e guidati dallo Spirito Santo, toccheremo la vita delle persone semplicemente per come siamo; possiamo condividere Gesù attraverso la nostra gioia. Proviamo ad immaginare il bellissimo sorriso sulle labbra di Maria quando ha abbracciato la cugina Elisabetta. Non ho dubbi che il suo volto fosse il volto della gioia. La gioia è uno dei frutti dello Spirito Santo ed è contagiosa. Chi riesce a non rallegrarsi quando riceve un sorriso o una parola di incoraggiamento? Rimango colpita dalle parole “beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore”. Maria è benedetta perché ha creduto in Dio. S. Agostino scrive “Proprio come Maria, la quale, se fu beata per aver concepito il corpo di Cristo, lo fu maggiormente per aver accettato la fede nel Cristo. A quel tale, infatti, che aveva esclamato: Beato il grembo che ti ha portato!, il Signore replicò: Beati sono, piuttosto, coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano.” Maria è per noi l’esempio perfetto di come vivere la virtù teologica della fede. Uno dei nomi con cui Maria è invocata è “Regina degli Apostoli”. Questo titolo può essere interpretato in due modi: si può intendere che Maria ha un ruolo di guida per gli Apostoli, oppure che lei stessa è l’Apostola per eccellenza. Il mistero della Visitazione ci mostra come Maria sia perfetta sia come apostola che come madre, piena di Spirito Santo e inviata a portare nuova vita nel mondo. Il suo esempio di recettività, maternità, dono di sé e di fede sono il modello per la nostra sequela. Ci insegna come far nascere nuova vita. Imitiamo dunque il suo esempio di uscire “in fretta” per portare Cristo nel mondo.
Proposito concreto: Chiedo allo Spirito Santo di indicarmi una persona che desidera che io visiti, come Maria ha fatto con Elisabetta, portando Gesù. La prossima volta che me lo chiederà, risponderò prontamente senza indugiare sui pro e i contro, senza calcolare il costo, né preoccuparmi troppo di me stesso.
La meditazione di maggio è a cura di Ruth Kuefler