Posted On 03/06/2021

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by AVI Admin

Ostacoli alla preghiera: “Ancora non ho tempo”: come creare tempo vivendo una regola di vita.

Non so se vi sia mai capitato di assistere a dei miracoli, come la creazione dal nulla di qualcosa che prima non esisteva. Io ho ricevuto la grazia di vederne tanti, molti dei quali sono accaduti proprio a me. Mi riferisco a quelle richieste, inviti, necessità che intervengono nella vita, quando poco prima hai controllato l’agenda e davvero non c’era un buco, anzi ti sembrava che il tempo fosse già insufficiente per fare tutto quello che dovevi fare; arriva una telefonata, un invito da parte di una persona alla quale tieni, o sorge una necessità legata alla salute e improvvisamente l’agenda proprio in quei giorni, o a quell’ora sembra riportare uno spazio libero, mentre gli impegni precedenti passano in secondo piano. Cos’ è accaduto? Il miracolo della moltiplicazione del tempo? O piuttosto quello del riordino delle priorità operato dalla forza dell’amore e della sapienza? Ciò che è più importante viene messo al primo posto, gli viene conferito un seggio d’onore quasi inattaccabile da alcuna forma di dubbio o ripensamento.

Noi Apostole viviamo questa esperienza ogni volta che stiamo per partire per un viaggio e dobbiamo caricare il bagagliaio. Ognuna arriva con la sua ricca porzione di casa da traslocare, tutte cose dichiarate indispensabili alla sopravvivenza fisica! Il cortile si riempie, le povere auto cominciano a guardarci invocando pietà e sembra davvero una missione impossibile farci entrare tutto. Passa una mezzoretta, o anche meno, il cortile si svuota e tutto, o quasi, è miracolosamente dentro! Il segreto? Affidare la sistemazione dei bagagli a quella consorella che possiede lo splendido dono di sapere cosa mettere prima e cosa mettere dopo, in modo che ogni singolo millimetro del portabagagli sia utilizzato al meglio! Rientra in questo miracolo anche la docilità di chi, proprio su richiesta di tale fonte autorevole, accetta di lasciare a casa un piccolo, o grande pezzo di mondo, da cui prima sembrava non potersi separare.

Sapere cosa mettere prima e cosa mettere dopo, procedere con calma e per ordine, perché tutto abbia il suo spazio e non venga lasciato a casa il bagaglio più importante: si tratta solo di un dono elargito a qualcuno, oppure di un’arte che tutti possiamo acquisire? Se la consorella non avesse tutti i bagagli radunati nel cortile, non saprebbe scegliere l’ordine con cui metterli dentro. Se il bagaglio più grande e più prezioso fosse portato solo alla fine, non ci sarebbe più spazio per esso. Si dovrebbe svuotare di nuovo la macchina e ricominciare da capo.

Se un nuovo impegno con qualcuno o un bagaglio prezioso  lo vediamo come vitale, per noi o per qualcun altro, troviamo sicuramente il tempo da dedicargli e siamo pronti a rinunciare a qualsiasi altra cosa.

Questo risulta quasi immediato per un problema di salute ,una richiesta di aiuto, un evento irripetibile  o  un bagaglio, ma non sempre lo è per la preghiera.

Ricordiamo quel brano del Vangelo in cui Gesù dice:  “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta”(Matteo 6,33). Mi colpisce il fatto che Gesù pronunci  queste parole  a conclusione del discorso sulla Provvidenza, nella quale ci chiede di avere fiducia, invece di affannarci per il cibo e il vestito. Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno… Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena”. (Matteo 6, 31-32.34)

Il cercare prima il Regno di Dio, quindi, è ciò a cui siamo chiamati  non negli eventi eccezionali, ma nella quotidianità. È all’interno di ogni giornata che Gesù ci chiede di cercare prima il suo Regno e la sua giustizia. Cosa si intende per giustizia? Giustizia è dare a ciascuno ciò che è suo. Ogni giorno Gesù ci invita a dare a ciascuna cosa il posto che le spetta, che è giusto che abbia: il giusto tempo a Dio, a se stessi, agli altri. Se siamo sposati, vuole che ogni giorno diamo il giusto tempo, per esempio, alla moglie (o al marito), ai figli, che siamo intenzionali nel coltivare le relazioni più importanti che Lui ci ha affidato. Non quando capita o quando riusciamo o quando non abbiamo altre cose più importanti da fare! E ci dice di dare il primo posto al suo Regno, alla relazione con Lui, che è il Re della nostra vita.

Può essere che ancora non abbiamo sperimentato come vitale il tempo trascorso con Dio, con la sua Parola, con la sua presenza nell’Eucarestia.

Quando qualcosa diventa vitale per noi? Di solito succede quando cominciamo, per esempio, a vivere qualcosa che ci cambia in meglio, che aggiunge senso e gusto alla vita, che ci da gioia, fino al punto in cui a quella cosa non riusciamo più a rinunciare. All’inizio forse abbiamo fatto fatica a iniziare, magari ci siamo fidati di qualcuno che ce lo ha suggerito, poi quella cosa è diventata così parte di noi, che senza non riusciamo a vivere . E se siamo davvero convinti della sua importanza, facciamo di tutto per assicurarci che abbia un suo posto nella giornata.

Può accadere anche che, dopo un periodo di impegno costante, subentri la stanchezza, tanto che pian piano quella realtà passa in secondo, terzo piano. Se l’abbiamo sperimentata come vitale però, ne ricordiamo il gusto, il beneficio, il cambiamento che stava portando, e almeno subentra la nostalgia a ricordarci di tornare lì.

Possiamo trovarci nella condizione di chi ancora deve iniziare, o in quella di chi sta già coltivando una relazione con Dio, o in quella di chi da un po’ l’ha lasciata, ma ne conserva la nostalgia. Cosa fare allora?

Chiedere al Signore il dono della preghiera mi sembra il primo passo da compiere, perché sia Lui a rafforzare in noi il desiderio di pregare o ci rinnovi il coraggio di fare il primo passo. Poi, come in tutte le cose importanti, assicurarci che avvengano, non lasciandole mai al caso. Come il portabagagli di un auto non si allarga solo perché abbiamo più bagagli, così la giornata avrà sempre quel numero di ore. Si tratta di avere una regola di vita, qualcosa che scegliamo noi, che tenga conto dei nostri limiti, risorse, disponibilità, e che ci aiuti a mettere gli obiettivi in fila, in modo che il Primo sia veramente il primo,
e che tutte le altre cose siano messe in riferimento a lui.

Una buona regola di vita deve essere personale, piccola ma esigente, pratica, concreta; richiede fedeltà, ma non scade mai nel legalismo, nell’osservanza ossessiva; è a servizio della nostra libertà, non la soffoca; è qualcosa che apprendiamo, che assimiliamo, che continuamente riscegliamo, che ci aiuta nei momenti di fatica, di aridità e di disorientamento; richiede conoscenza di sé e una buona dose di realismo.  Se so che dopo una certa ora della mattina, mi lascerò prendere dagli impegni, allora , in tutta onestà, saprò che l’unico modo perché la preghiera si realizzi sarà farla prima di quell’ora. Se so che la sera tardi crollo per la stanchezza, è utopico pensare che potrò rimandare a quel momento la meditazione o la recita del Rosario. È una battaglia persa in partenza!

Quante volte dire a qualcuno: “poi ci vediamo”, è come dire: “non ci vediamo”, tanto che se l’altro ci  prende sul serio, rimaniamo sorpresi!!! Se davvero voglio vedere quell’amico, prendo l’agenda e fisso un momento e se ci tengo, faccio di tutto per mantenerlo. Accade quello che vogliamo veramente, si potrebbe dire!

Per quanto riguarda la preghiera, possiamo essere certi che Dio la voglia, quindi , se da parte nostra c’è buona volontà, da parte sua è assicurata la grazia! Quante volte ho avuto la prova che ci tenesse più Lui a stare con me che io a stare con Lui. Se ho una giornata piena e umanamente faccio fatica a “metterci dentro” un’ora di adorazione, ho imparato che basta chiedere a Lui di aiutarmi non solo a trovare quell’ora, ma anche di saperla riconoscere. Si, perché Lui il tempo vuole darmelo, sono io a volte a mancare di fede e a non essere attenta , tanto da non accorgermi che quell’appuntamento che si cancella, quel tempo che avanza perché ho fatto presto a sbrigare una faccenda, sono la riposta alla mia richiesta.

Ricordo anche qualche volta di avere avuto la tentazione di pensare: “per oggi non riesco, tanto è uguale se prego domani”! Qui il Signore mi ha dato di comprendere una cosa molto bella: quella che io sono oggi non sarò più domani. L’incontro tra la Simona di oggi e il Dio di oggi, se non avviene, non si ripeterà mai più nello stesso modo! Potrà sembrare un pensiero un po’ “esagerato”, in realtà mi aiuta a riconoscere la preziosità e l’unicità di ogni giorno, l’unicità di quella Parola che potrebbe raggiungermi perché oggi sono in quel modo lì, domani non so!

Chi vi parla è la più grande esperta di procrastinazione, di quel continuo rimandare a dopo proprio quelle cose che sono più importanti, per le quali occorre dedicare il tempo giusto, quello appunto, che non arriva mai! Sono quella dei grandi recuperi all’ultimo minuto, dei debiti pagati il giorno dopo della scadenza, degli auguri inviati la settimana successiva alla data del festeggiamento…Di una cosa però sono soprattutto grata al Signore e alla mia comunità: di avermi insegnato, con l’esempio, a mettere la preghiera al primo posto nella giornata! Al primo posto vuol dire non solo posto all’inizio, ma con un posto che è proprio per Lui, che gli appartiene nella concretezza delle ore e dei minuti. Riconosco tuttavia la mia debolezza di creatura e allora chiedo con insistenza al Signore la grazia della perseveranza, di essere fedele agli appuntamenti con Lui, di saper ricominciare ogni volta che cado, nella convinzione che “senza di Lui non posso fare nulla” (cfr Gv 15) e che è con noi “tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20).

Proposito concreto:

Con l’aiuto dello Spirito Santo e forse della mia guida spirituale, scriverò una piccola regola di vita per aiutarmi a essere fedele alla preghiera durante questo mese di giugno.

La meditazione di questo mese è di Simona Ciullo


 

 

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