Lo scoraggiamento molte volte può diventare molto debilitante nella nostra vita. Può presentarsi in diverse forme: alcuni piani cambiano, la promozione al lavoro non è arrivata, l’impressione che tutto quello che fai non va bene. C’è anche lo scoraggiamento nella preghiera: preghi e preghi e preghi e sembra che non accada nulla; ti senti come se stessi pregando contro un muro. Tutti ci siamo sentiti così.
Se ci ricordiamo nel Vangelo di Marco e Matteo, abbiamo una donna che aveva un’emorragia da dodici anni e la figlia del funzionario del tempio che era morta. Ricordiamo il finale di questi vangeli? Gesù guarisce la donna e risuscita la giovane dalla morte. E tutti ricordiamo il perché? perché la donna e il padre avevano fede, fede che Gesù poteva, e fiducia che lo avrebbe fatto.
I tre elementi che ogni buona preghiera deve avere sono: fede, speranza e fiducia. Ma a volte sperimentiamo lo “scoraggiamento” perché sembra che le nostre preghiere non siano ascoltate.
Lo scoraggiamento viene dal diavolo: quando cominciamo a sentirci scoraggiati, sappiate che quello è il momento di raddoppiare le nostre preghiere. “Pregate di più”.
Non è forse vero che quando ci sembra che le nostre preghiere non servano a nulla, siamo tentati di smettere? Il diavolo vuole che smettiamo di pregare, specialmente quando non abbiamo nessun attaccamento emotivo nel farlo, quando pregare cessa di farci sentire bene.
Nel Vangelo abbiamo l’esperienza di un fariseo e dell’esattore delle tasse che vanno al Tempio a pregare. Il fariseo è pieno di sé, l’altro si sente indegno, ma Dio ascolta il secondo. Il racconto ci dice che “non c’è vera preghiera senza uno spirito di umiltà”. È proprio l’umiltà che ci porta a chiedere, a pregare”.
L’insegnamento del Vangelo è chiaro: dobbiamo sempre pregare, anche quando tutto sembra vano, quando Dio appare sordo e muto e a noi sembra di perdere tempo. Anche se il cielo si oscura, il cristiano non deve smettere di pregare. La preghiera va di pari passo con la fede. E la fede, in tanti giorni della nostra vita, può sembrare un’illusione, uno sforzo sterile. Ci sono momenti bui nella nostra vita e lì la preghiera sembra un’illusione. Ma pregare significa anche accettare questo sforzo. Dobbiamo andare avanti, anche se con fatica e non sentiamo niente.
Quando continuiamo a pregare anche nei nostri momenti più bui, siamo più vicini al Cuore di Gesù. Pregare bene è incredibilmente difficile. E pregare bene quando non c’è conforto emotivo è ancora più difficile.
Santa Faustina sottolinea nel suo Diario che se vuoi che le tue preghiere siano esaudite, devi avere fede e fiducia. Più abbiamo fiducia in Gesù, più ne riceveremo.
Se preghiamo e nessuno risponde – o sentiamo che nessuno risponde – perdiamo la speranza che saremo mai esauditi, e così via, fino a muovere le labbra in un’abitudine meccanicistica. Non abbiamo speranza, non abbiamo fiducia, non abbiamo fede e non abbiamo fiducia. Dio è sempre in ascolto.
Ti porterà dove hai bisogno di andare: Perché io conosco i piani che ho per voi”, dichiara il Signore, “piani di benessere e non di calamità, per darvi un avvenire e una speranza. Allora mi invocherete e verrete a pregarmi, e io vi ascolterò. Mi cercherete e mi troverete quando mi cercherete con tutto il vostro cuore””. (Ger 29,11-13).
Egli ascolterà, ma pone la condizione che tu debba cercarlo con tutto il tuo cuore. Quindi comincia a pregare con tutto quello che hai, con tutto quello che puoi raccogliere.
Quando sono scoraggiato questi sono i momenti in cui devo lottare contro l’inclinazione, andare contro la mia volontà, e continuare a camminare e pregare, anche se non c’è luce e nessun conforto emotivo. I nostri più grandi trionfi arrivano quando affrontiamo le più grandi avversità. Lo scoraggiamento nella preghiera sarà sempre un’avversità.
Continua a coltivare la preghiera anche quando non senti nulla e sperimenti i tuoi limiti umani; è proprio lì che il Signore vuole incontrarti.
Solo quando siamo consapevoli dei nostri limiti, ci scopriamo creature fragili. Allora alziamo spontaneamente gli occhi e diciamo, con meraviglia e fiducia: “Dio, tante cose mi sfuggono, ho bisogno di te”.
Nelle pagine del Vangelo leggiamo che il buon ladrone, proprio durante la sua agonia sulla croce, ha riconosciuto in Gesù l’immenso amore di Dio. E per lui furono pronunciate le parole di salvezza: “Oggi sarai con me in paradiso” (Lc 23,43). La storia si ripete oggi. Quante volte Dio si serve dei momenti in cui l’uomo si sente più debole per andare a lui a braccia aperte e mostrarsi come Padre!
Chi è stato testimone di queste esperienze ha visto come Dio può fare meraviglie quando l’uomo, consapevole della propria fragilità, si affida totalmente a Lui
I nostri limiti non sono un ostacolo al suo amore, ma un’occasione di incontro con Lui. Preghiamo dunque che ogni momento di debolezza (a casa, a scuola, al lavoro, con gli amici, ecc.) ci aiuti ad aprire il nostro cuore e a riorientarci con sincerità verso Colui che solo è la nostra forza.
Proposito concreto:
Quando sono scoraggiato, non sentendo la presenza di Dio nella mia preghiera, chiedo al Signore la forza di perseverare nella preghiera e di abbandonare a Lui tutti i miei limiti umani. Possiamo ripetere più e più volte le parole di San Paolo: “quando sono debole, allora sono forte”.
La meditazione di questo mese è di Francesca Di Leone