Posted On 05/07/2022

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by AVI Admin

Prega per me

Nel giorno della sua elezione nel 2013, Papa Francesco ci ha sorpresi tutti quando, prima di benedire il numeroso popolo radunato in Piazza San Pietro, ha chiesto ai presenti di pregare per lui. È stato il primo Papa ad anteporre alla sua benedizione Urbi et Orbi, una richiesta di preghiera per lui. Ancora oggi, nove anni dopo la sua elezione, è solito concludere ogni suo intervento pubblico con queste parole ormai famose: “Per favore non dimenticate di pregare per me.”

Chiaramente il Papa dà un grande valore alla cosiddetta preghiera “di intercessione”. Ma quando lui, o chiunque altro, ci chiede di pregare – di intercedere – cosa intende dire? Cosa dobbiamo fare?

In Latino, la parola intercedere letteralmente significa “essere o trovarsi in mezzo”. Quando accettiamo di pregare per qualcuno, di intercedere per un altro, ci offriamo come tramite fra quella persona e Dio. In questo senso ci mettiamo “in mezzo”, non come un ostacolo e non per attirare l’attenzione su di noi. La nostra preghiera è gratuita e spesso nascosta. Forse l’altro non sa neppure che stiamo intercedendo per lui. Ed è bene così, perché il nostro unico desiderio è far sì che quella persona si unisca sempre di più a Dio e si apra alla Grazia che solo Lui può dare.

Nel mese di maggio Alexa ci ha ricordato che Maria è il nostro modello per la preghiera di intercessione. Con grande fede lei riconosce che solo Dio sa ciò di cui l’altro ha bisogno. Ecco perché Maria non cerca mai di trarre a sé ma sempre di condurre a suo Figlio perché Cristo è l’unico vero intercessore presso il Padre. Infatti, il Catechismo della Chiesa Cattolica ci insegna che la preghiera di intercessione “è una preghiera di domanda che ci conforma da vicino alla preghiera di Gesù … consiste in una domanda in favore di un altro. Non conosce frontiere e si estende anche ai nemici” (CCC n°2634 e CCC n°2647).

Il Mistero Pasquale – la Passione, morte e risurrezione di Gesù – è stato il momento culminante dell’intercessione del Figlio per noi. La sua fiduciosa offerta di sé e abbandono nelle mani del Padre ha colmato ogni distanza. che il peccato aveva creato fra Dio e l’umanità. Non c’è più nessuna divisione che non sia stata sconfitta dall’immenso amore di Dio per noi. Non c’è una parte di noi, per quanto oscura o ricoperta di peccato, che non possa essere raggiunta e redenta da questo amore.

A volte abbiamo bisogno di aiuto per aprirci a questo amore, per dare il permesso a Dio di entrare in alcune parti di noi, portarle alla luce, e per guarirle. Rimaniamo sempre creature libere perché Dio rispetta la nostra libertà, non si impone mai ed è sempre pronto a venirci incontro; sta continuamente alla porta del nostro cuore e bussa finché non gli apriamo (Cf Ap 3,20). Ecco perché è importante sostenerci a vicenda con la preghiera di intercessione, una preghiera che, più che cercare soluzioni, desidera e chiede che possa avvenire un incontro sincero e intimo fra Dio e la persona per cui si intercede.

Come immagine, mi viene in mente quella delle famiglie che frequentano i nostri ritiri che organizziamo qui in Italia. Tante volte offriamo due percorsi all’interno dello stesso Ritiro: uno per gli adulti e un altro per i loro figli. Accade a volte che nella sala dove sono radunati gli adulti si vede entrare un animatore e un bambino, che cammina con lui mano nella mano. Spesso il bambino piangendo cerca la mamma o il papà. In questo caso, direi che il ruolo dell’animatore è come quello di un intercessore: riconosce che lui non può risolvere il problema ma sa anche che il bambino non può raggiungere da solo la mamma o il papà. Quindi la missione dell’animatore è chiara: deve condurre il bambino al genitore. Una volta che il bambino ha raggiunto il suo genitore, l’animatore non ha la necessità di dire molto; al massimo si limita a spiegare il motivo, secondo lui, perché il bambino stava piangendo. Certamente non dà consigli alla mamma o al papà su cosa fare o non fare. Si fida della competenza del genitore nei confronti del  figlio. L’animatore dunque compie la sua missione nel facilitare l’incontro fra i due.

Quando intercediamo per gli altri, facciamo qualcosa di molto simile. Nella nostra preghiera personale portiamo al Signore dei nomi, dei volti, delle situazioni precise di cui siamo a conoscenza. Portiamo tutto a Dio e lo consegniamo nelle Sue mani. Ci fidiamo della sua competenza di Padre e non sprechiamo tante parole per consigliargli cosa fare e quando farlo. Per noi diventa un’occasione di grande fede e abbandono. Tante volte queste persone o queste situazioni ci toccano profondamente nel cuore ed è difficile non esigere da Dio delle soluzioni specifiche. Ma se crediamo davvero che Dio è il Sommo Bene, allora il modo migliore per noi, di volere il bene di una persona è quello di desiderare che incontri Dio. Confidiamo in Gesù che vuole stare con i nostri cari nella loro sofferenza, a lui interessa veramente, come ci ha ricordato Elizabeth il mese scorso. Semplicemente il Suo stare con loro, fa la differenza.

Un momento particolarmente adatto per questa preghiera è il momento dell’offertorio all’interno della Messa.  In questa parte della celebrazione eucaristica vengono presentati sull’altare i doni del pane e del vino in attesa della loro trasformazione nel corpo e nel sangue di Cristo. È l’occasione anche per noi di “mettere” sull’altare ciò che desideriamo sia trasformato in amore, in grazia, in gloria…in Cristo. Uniamo, allora, alla preghiera di intercessione di Gesù presso il Padre quelle persone e situazioni che portiamo nel nostro cuore e fidiamoci della Chiesa che ci insegna: “La vita dei fedeli, la loro lode, la loro sofferenza, la loro preghiera, il loro lavoro, sono uniti a quelli di Cristo e alla sua offerta totale, e in questo modo acquistano un valore nuovo” (CCC n°1368).

Non mettiamo limiti alla potenza della preghiera di intercessione. Quando qualcuno ci affida una intenzione prendiamo sul serio l’impegno e con fiducia portiamo a Dio, nella preghiera, quella richiesta, senza preoccuparci di trovare formule o modalità particolari per farlo. Dio conosce già molto meglio di noi il cuore delle persone e le situazioni che stanno affrontando. Con semplicità portiamo a Lui i loro nomi e chiediamogli che possano incontrarlo autenticamente. Fidiamoci della bontà del nostro Signore Gesù e uniamo le nostre intenzioni all’offerta dell’Intercessore per eccellenza, Gesù Cristo.

 

Idee per un proposito concreto:

  • Nelle domeniche di questo mese cercherò di vivere l’offertorio come una vera preghiera di intercessione. Prima dell’inizio della Messa, mi prenderò un paio di minuti per portare alla mente dei nomi, dei volti, e alcune precise situazioni. Poi, al momento della presentazione del pane e del vino, le metterò lì sull’altare, unendole all’offerta totale di Gesù.
  • Quando qualcuno chiede le mie preghiere, prenderò sul serio l’impegno richiestomi, e troverò al più presto, un momento di silenzio in cui affidare a Dio quelle intenzioni.

 

La meditazione di questo mese è a cura di Cherise Klekar

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