Storia vocazionale | ANTONELLA

Ricordo ancora come se fosse ieri l’esatto momento in cui il Signore mi chiamò a seguirlo. Entrai in “quella chiesa” di Roma come una semplice turista, e vi uscii un’ora dopo come un’autentica innamorata…

Mi trovavo a Roma per un corso di formazione, organizzato dalla Banca presso cui ero stata assunta qualche mese prima. Nei fine settimana, essendo libera da ogni impegno, potevo dedicarmi alla visita della Città Eterna.

Una mattina lasciai l’albergo e mi addentrai per i vicoli del centro storico: ero stata invitata a pranzo da un giovane amico imprenditore, la cui famiglia aveva una residenza che si affacciava proprio su Piazza di Spagna.

Ma prima di andare all’appuntamento, sentii forte la spinta ad entrare in una chiesa: desideravo il contatto con Dio, ma concretamente anche una risposta su ciò che ne sarebbe stato della mia vita, dato che non ero affatto certa di volermi fidanzare e sposare. Cercavo “altro”, cercavo “di più”.

Già a quindici anni, mi effondevo così nel mio diario: “Credo di essere felice ma in realtà non lo sono. Non dovrei sentirmi così, poiché ho trovato un ragazzo che mi vuole bene… Ma secondo me è una questione di “dimensione”: se per una persona la propria vita è la cosa più grande, più importante, il fatto di aver trovato un’altra persona che l’ama e che l’amerà per tutta la vita, è il massimo delle aspirazioni. Ma una come me, che mette a confronto la sua vita con l’Infinito che tanto ardentemente cerca, e scopre la piccolezza e la nullità del proprio essere, non si accontenta di un amore che duri per tutta la vita, perché anche questo diventa piccolo, insieme alla propria stessa vita, in confronto ad un amore eterno.

Quindi la mia felicità consiste nel trovare un amore che riempia la cosa che io ritengo più grande, cioè trovare un amore eterno!”. Cinque anni dopo ero ancora in cerca dello stesso amore. O piuttosto era l’Amore stesso che cercava me, da sempre, aspettando solo il tempo propizio per dichiararsi apertamente: “Passai vicino a te e ti vidi; ecco, la tua età era l’età dell’amore… giurai alleanza con te, dice il Signore Dio, e divenisti mia” (Ez 16, 8).

Dentro “quella chiesa”, mi inginocchiai. Ma pochi istanti dopo ecco che una ragazza si avvicinò a me: si chiamava Tiziana, era una consacrata, viveva in una Comunità. (Più tardi sarei venuta a sapere che l’essermi inginocchiata è stato proprio il segno che lei aveva chiesto al Signore pochi attimi prima, per capire se doveva farsi avanti oppure no).

Io rimasi piuttosto sorpresa di quell’approccio così inusuale, ma ne fui anche affascinata. Tiziana cominciò a parlarmi di molte cose: della bellezza e della necessità di pregare ogni giorno, di riservare del tempo all’intimità con Dio, poi anche della libertà interiore che occorre raggiungere per scoprire la volontà di Dio su di sé… E vedendomi sempre più attenta ed interessata alla vita spirituale, mi invitò ad andare con lei, per conoscere anche le sue consorelle.

Ma come fare? Io avevo già preso un altro impegno! Ora, che cosa sia successo esattamente in quell’attimo, ancora non me lo spiego; so solo che l’invito pronunciato da Tiziana: “Vieni!”, ebbe in me una forza tale da trascinare tutta quanta la mia vita, proprio come quando Gesù, chiamando i primi discepoli alla sua sequela, con una semplice parola li associò per sempre al suo destino.

Così anch’io decisi di andare e vedere (cfr. Gv, 1, 39). Andai, vidi e quel giorno mi fermai presso di loro. La mia strada ormai era segnata per sempre: dopo anni di ricerca, potevo finalmente realizzare il mio sogno di adolescente: “Voglio l’infinito e l’avrò”.