Storia vocazionale | LOREDANA

L’ultima cosa al mondo che avrei pensato di fare era quella di consacrare la mia vita a Dio.

Venendo da una famiglia davvero cristiana ho sempre sognato di costruirne una così.

I miei genitori ci hanno dato l’esempio di un vero matrimonio dove Cristo è il centro delle relazioni familiari e la santità è l’unico scopo della vita domestica. Si volevano molto bene. Li potevi vedere spesso mano nella mano come due fidanzati e mio papà era solito dire a mia mamma :”Laura, non ti ho mai tradito, neppure col pensiero!”.

Un giorno mio papà si è ammalato di cancro. La sua gioia, pace e serenità nel bel mezzo di una grande sofferenza, mi hanno fatto pensare molto. Quale era il suo segreto? Dio era la sua forza: andava a Messa ogni giorno e pregava molto. Proprio grazie a lui ho cominciato a sentire il fascino e l’attualità del Vangelo, fin da bambina.

In quello stesso periodo ho conosciuto Susan, che poi è diventata la prima della nostra comunità e Padre Salvatore, il fondatore.

Fin dall’età di tredici anni ho iniziato a pregare ogni giorno con un libro che mi spiegava alcuni passi del Vangelo. Quando ne avevo quattordici, papà è partito per il cielo. Dopo la sua morte ho cominciato ad andare quotidianamente a Messa. Volevo essere più vicino a Gesù e in Lui a mio papà.

Mi sono innamorata della preghiera. Tuttavia avevo paura che se avessi passato troppo tempo in chiesa, il Signore ne avrebbe “approfittato” per chiamarmi alla vita consacrata. Questo mi terrorizzava. Nel frattempo mia sorella Tiziana aveva scoperto la sua vocazione e aveva deciso di iniziare con Susan la comunità delle Apostole della Vita Interiore. Pensavo che fosse impazzita. Perché rinunciare al matrimonio se questo è comunque una via che porta alla santità?

A diciassette anni ho partecipato ad un ritiro che mi ha aiutato a cambiare il mio modo di vedere le cose. Per una settimana mi sono ritrovata in tenda con una ragazza, l’unica su cento giovani, che stava per entrare in un monastero. Non volevo avere niente a che fare con lei, ma soltanto per gentilezza ho cominciato a rivolgerle la parola e alla fine della settimana ho visto che era una ragazza solare e molto gioiosa. Per la prima volta ho capito che dare la vita a Gesù era affascinante. Non pensavo ancora che la consacrazione fosse per me, ma vedevo che qualunque cosa il Signore mi avesse chiesto, mi avrebbe reso felice. Dicevo a Gesù:”Qualunque cosa tu vuoi per me, la voglio fare”. Pensavo di essere ormai pronta ad abbandonarmi totalmente nelle Sue mani, ma in realtà non lo ero ancora.

Pochi mesi dopo conobbi e mi innamorai di Nicola, un ragazzo molto in gamba, con i miei stessi valori umani e spirituali e carino (l’occhio vuole la sua parte). Sapevo che non era il momento di fare una scelta perché non avevo ancora scoperto ciò che Dio voleva da me. Per un anno e mezzo siamo rimasti semplicemente amici, finché una serie di circostanze che ho voluto leggere come segni di Dio mi hanno portato a mettermi insieme a Nicola. La nostra era una relazione sana e fondata su Gesù. Tuttavia il mio cuore era irrequieto. Da un lato ero molto contenta di stare col mio ragazzo, perché mi sentivo davvero amata e anch’io avevo il desiderio di amarlo sinceramente, dall’altro però mi mancava qualcosa e non capivo cosa fosse.

Dopo un tempo di riflessione, con l’aiuto della direzione spirituale, ho conosciuto di più me stessa e ho scoperto che ciò che desideravo nel profondo era di appartenere totalmente a Gesù e di parlare a tutti di Lui: non potevo tenere solo per me il tesoro che avevo trovato.