Storia vocazionale| TIZIANA

Quando avevo 17 anni ho fatto un incontro che ha dato una svolta alla mia vita. Una sera, una giovane suora americana, Susan Pieper, mi ha avvicinato. Da quel momento è sorta tra noi un’amicizia. Susan era a Roma perché aveva conosciuto in California un sacerdote italiano, ha domandato: “ Secondo te quale è lo scopo della vita?”. Mi ero più volte posta questa domanda ma non ero mai riuscita a darvi una risposta. “ Se tu lo sai, per favore dimmelo” – le dissi. La sua risposta non si fece attendere: ”Lo scopo della vita di ognuno è diventare santi” All’epoca avevo un falso concetto di santità. Susan mi ha spiegato che la santità consiste nel seguire momento per momento la volontà di Dio. Dio ci crea per parteciparci la Sua vita, che è una vita di gioia, di Amore, di felicità. Fare la volontà di Dio è fare in definitiva la tua volontà purificata dall’egoismo. I nostri desideri più veri e profondi coincidono infatti con ciò che Dio vuole da noi. Ma come conoscerli? Attraverso la preghiera. Io ero solita pregare solo se avevo qualche richiesta o ringraziamento da rivolgere al Signore. Susan mi ha insegnato ad ascoltare quotidianamente il Signore che parla attraverso la meditazione della Parola di Dio. Da allora ho iniziato a dedicarvi ogni giorno mezz’ora e a partecipare alla Santa Messa. Pian piano la mia vita cambiava.
Un anno dopo questa mia “conversione” ho incontrato un ragazzo, Paolo, di cui mi sono innamorata. Ho iniziato a frequentarlo. Da una parte ero molto felice con lui; dall’altra ogni volta che tornavo a casa dopo i nostri incontri sentivo una gran vuoto e mi sembrava come di aver sprecato tempo prezioso della mia vita. Nutrivo una grande ammirazione per alcuni santi di cui stavo leggendo la storia ed ero colpita dalla loro estrema generosità. Da una parte sentivo il desiderio di darmi completamente al Signore, dall’altra avvertivo una profonda attrazione per questo principe azzurro. Più tardi leggendo gli Esercizi Spirituali di S. Ignazio mi sono imbattuta nel suo principio base di ogni discernimento: l’indifferenza interiore. Di fronte alle varie opzioni di ogni scelta bisogna prendere le distanza e avere la disponibilità interiore di accettare qualunque delle opzioni purché ci si conformi alla volontà di Dio. Non si può conoscere il progetto di Dio se si hanno preconcetti, paure, ansie… Nel mio caso concreto per avere il requisito della indifferenza interiore e scegliere davvero secondo la volontà di Dio dovevo dire a Gesù: “Signore qualunque cosa vuoi da me io la farò: mi vuoi sposata, va bene; mi vuoi suora, va bene… basta che me lo faccia capire”. Io non avevo questa disposizione interiore. Ero innamorata e avevo tremendamente paura della vocazione religiosa. Ho continuato però a pregare ogni giorno ed è stata la mia salvezza. Una notte mi sono venute in mente le parole di Gesù: ”Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna” (Mt 19,29).
Queste parole mi hanno profondamente colpita. Ho promesso al Signore di interrompere almeno per un po’ la relazione con Paolo in modo da arrivare alla piena disponibilità a compiere qualunque cosa Lui mi avesse indicato. Ragionavo: “Se il Signore mi vuole sposata o mi farà rincontrare questo ragazzo o me ne darà un altro 100 volte meglio…”. Ho pianto perché in quel momento vedevo il distacco da una persona a cui volevo bene ma il mio cuore era nella pace e nella gioia perché avevo fede nelle parole di Gesù.
Dopo circa due mesi dalla separazione da Paolo ho compreso con chiarezza la mia vocazione. Come ho fatto? Semplicemente ho considerato che la vita passa in fretta e che io volevo dedicare il resto del mio tempo e delle mie energie alla preghiera, all’approfondimento della fede e all’apostolato: volevo ormai portare Gesù a tanti giovani che vivono nel buio e non sanno nemmeno il perché della loro esistenza.