Carissimi Giovanni Paolo II e Suor Faustina,
quest’estate a Cracovia vi ho visti insieme, sotto la pioggia che scaturisce dal cuore di Gesù, dipinti accanto a Lui nel santuario della Divina Misericordia, intenti a collaborare perché quell’oceano di amore possa inondare il mondo. Gesù stesso, Faustina, ti ha rivelato che quella doccia di amore e sacramenti è sempre aperta: «“Le Grazie della mia misericordia si attingono con un solo recipiente: la fiducia illimitata. Sono contento quando le anime chiedono molto, perché è mio desiderio dare molto, anzi, moltissimo!” E ancora: “Sono aperte le viscere della Mia Misericordia, riverserò tutto un mare di grazie sulle anime che si avvicinano alla sorgente della Mia Misericordia. […] Nessun’ anima abbia paura di accostarsi a me, anche se i suoi peccati fossero come lo scarlatto”. “Quanto più uno è grande peccatore, tanto maggior diritto egli ha alla mia misericordia, se ricorre ad essa”». Quante volte, Faustina, hai portato questo messaggio al momento opportuno ai peccatori, ai disperati e ai moribondi!
Il segno dell’amore è il sangue. Il cuore fa circolare il sangue all’interno di un corpo, ma l’amore lo fa uscire per nutrire gli altri. Se soffriamo per amore, anche noi nutriamo le persone che il Signore ci affida: ogni figuraccia, umiliazione, fallimento o fatica donati a Gesù, sono goccioline del nostro sangue trasformate in amore. Anche tu Faustina, dopo aver ricevuto dal Signore il compito di diffondere il suo messaggio di misericordia, hai temuto di non essere adatta, sei stata presa per pazza o per orgogliosa. Sebbene fraintesa e umiliata, hai versato il “sangue” che sta portando in tutto il mondo un frutto che non va perduto, attraverso il tuo Diario e le devozioni che sei stata ispirata a diffondere. A volte noi ci vergogniamo di soffrire e nascondiamo il nostro cuore quando è più vulnerabile, come se potessimo vantarci solo di un cuore forte (di pietra) se non addirittura impassibile (di ghiaccio). Invece la Madonna, quando vede che proviamo e riproviamo a donare finché fa male, sussurra con rispetto e intimamente compiaciuta: “Ha ripreso a sanguinare”, intravedendo in noi il cuore (di carne) di suo Figlio. Ci piacerebbe poter rispondere ad ogni “grazie” con “è stato un piacere”, ma spesso amare ci è costato tanto. Quando il nostro amare è rifiutato, criticato, frainteso, inutile, ignorato, non efficace o deriso… vorremmo ritirarci. Eppure quel nostro tentativo è prezioso come un olo-causto (letteralmente un’offerta così totale che tutto viene bruciato). Abbiamo paura di mostrare che ci prendiamo cura di qualcuno? Abbiamo paura che il nostro cuore venga ferito e diciamo “ma che mi importa?”. È solo Gesù che rivela la novità: soffrire aggiunge valore al dono. Il sangue non rovina il dono, ma lo arricchisce; è materiale per cui la croce diventa resurrezione. “Gesù, accompagnaci a rischiare e libera il nostro cuore dalla corazza che gli impedisce di sprizzare vita irrigando chi ci sta intorno; dacci la gioia di scoprire che il nostro cuore ferito assomiglia un po’ al tuo Sacro Cuore, che veneriamo particolarmente in questo mese di giugno”. Faustina, ecco cosa scrivi nel tuo Diario: «Domenica in Albis 1935, cioè festa della Misericordia del Signore […]. Tutto a un tratto vidi il Signore Gesù con lo stesso aspetto che ha nell’immagine. Il Signore diede la benedizione ed i raggi si diffusero su tutto il mondo […] Inaspettatamente udii una voce: “Questa festa è uscita dalle viscere della Mia Misericordia ed è confermata nell’abisso delle Mie grazie. Ogni anima che crede ed ha fiducia nella Mia Misericordia, la otterrà. […] Desidero che venga celebrata solennemente la prima domenica dopo Pasqua”». E tu, Faustina, hai perseverato finché il desiderio di Gesù si è realizzato. Ogni anno, nella liturgia di quella domenica, il Vangelo ci racconta che nella sua prima apparizione da risorto, il Signore ha inventato la confessione proprio per continuare ad offrirci il perdono lui stesso nella persona dei suoi sacerdoti: «Alitò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi“» (Gv 20, 19-23).
A Roma, in Piazza San Pietro, il 30 aprile del 2000, tu, Papa Giovanni Paolo II, proclamavi suor Faustina Kowalska santa ed istituivi la Festa della Divina Misericordia per tutta la Chiesa. Tu stesso hai definito quel giorno il più bello della tua vita!
Eccovi ancora insieme, cari santi polacchi. Tu, Faustina, nel segreto dei tuoi colloqui col Signore e attraverso la direzione spirituale hai accolto il desiderio di Gesù. E tu, Giovanni Paolo II, portando con te dalla Polonia l’incontro con questo messaggio per il nuovo millennio, hai ampliato l’impatto della misericordia diffondendola ovunque. Pensa che proprio il mese scorso ho sentito testimonianze di guarigione e di consolazione in India, in Italia e in Kenya da persone che sono state appena intercettate dall’immagine e dalla coroncina della Divina Misericordia. Le storie confermano quel che noi stentiamo a credere: la misericordia di Dio è più grande del nostro cuore, che sa troppo poco e giudica con i suoi piccoli parametri, ma l’amore di Dio va oltre l’impossibile.
Caro Karol Wojtyla, nato proprio 100 anni fa, ti sei donato completamente a Maria, lasciando che ti usasse come strumento docile e innamorato per mille opere grandiose. Da Papa hai raggiunto tutto il mondo, con la tua comunicazione avvincente, con le tue scelte coraggiose, con la tua passione per i giovani e con la tua faticosa malattia, offerta insieme alla passione di Cristo per la redenzione degli uomini. Come se non bastasse, il Signore ha scelto di dare compimento alla tua vita terrena proprio alla vigilia della domenica della Divina Misericordia del 2005. Era sabato, dopo il vespro; si era già entrati nella liturgia della domenica. Nell’ultima omelia che hai scritto quella sera prima di morire, che sarebbe stata letta al Regina Coeli il giorno successivo, hai potuto lasciarci il tuo testamento spirituale:
“Questo mistero di amore sta al centro dell’odierna liturgia della Domenica in Albis, dedicata al culto della Divina Misericordia.
All’umanità, che talora sembra smarrita e dominata dal potere del male, dell’egoismo e della paura, il Signore risorto offre in dono il suo amore che perdona, riconcilia e riapre l’animo alla speranza. È amore che converte i cuori e dona la pace. Quanto bisogno ha il mondo di comprendere e di accogliere la Divina Misericordia!
Signore, che con la tua morte e risurrezione riveli l’amore del Padre, noi crediamo in Te e con fiducia ti ripetiamo quest’oggi: Gesù, confido in Te, abbi misericordia di noi e del mondo intero”.
Proposito concreto:
Guardo l’immagine di Gesù misericordioso, mi metto sotto il sangue e l’acqua e lascio che lavino quel mio peccato che ritengo imperdonabile………………… Accolgo con gratitudine l’invito a ricevere il suo perdono proponendomi di confessarmi il giorno………………….. Prego davanti al Sacro Cuore: “Gesù, ho paura di amare………… (nome della persona che vorrei amare) perché……………. (nomina il rischio). Rendi Tu, che solo sei buono, il mio cuore come il tuo: misericordioso e vulnerabile”. Quale gocciolina del mio sangue posso donare a Gesù perché la trasformi in amore?………………La porto spiritualmente all’offertorio a Messa deponendola accanto all’altare insieme ai soldini, al pane e al vino.
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La meditazione di giugno è a cura di Clara Remartini