Posted On 14/12/2016

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by Ruth Kuefler

Un Dio che pianta tende

E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.

(Giovanni 1, 14;16)

 

Nell’Antico Testamento Dio aveva manifestato la sua presenza ad Israele, il suo popolo eletto,  attraverso l’Arca dell’Alleanza, la dimora sacra in cui veniva custodita la Legge. Questo tabernacolo coperto da un grande telo era il costante promemoria della presenza di Dio in mezzo al suo popolo e della sua fedeltà al suo patto.

Nel Vangelo di Giovanni leggiamo che «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi»;il verbo greco che traduciamo con «venne ad abitare» significa letteralmente: «piantò la sua tenda».

Dio ha piantato  la sua tenda in mezzo a noi! La Sacra Scrittura descrive l’Incarnazione in termini forti e concreti, rivelandoci che il Figlio, eternamente unito al Padre e allo Spirito nell’ intimo abbraccio della Trinità, «pianta la sua tenda» tra noi; da noi!

Piantare una tenda non è un’impresa da poco, e tanto meno lo era per gli antichi Israeliti. Chissà che fatica trasportare tutti i pezzi (senza mezzi motorizzati!), cercare un terreno adatto, mettere insieme il tutto e rinforzarlo per proteggerlo dalla pioggia e dai venti. Per noi uomini di oggi andare in vacanza in campeggio può anche essere divertente, ma piantare una tenda a quei tempi non deve essere stato proprio un gioco da ragazzi.

L’autore e poeta francese Charles Péguy descrive l’essenza del cristianesimo in questo modo: «Un Dio, amico mio, Dio si è scomodato. Dio si è sacrificato per me … Egli non aveva affatto bisogno di noi. Ed anche Gesù non aveva che da restare (ben) tranquillo, nel cielo prima di questa parte centrale, assiale, cardiaca della creazione, prima dell’incarnazione, prima della redenzione … Egli era proprio tranquillo nel cielo e non aveva affatto bisogno di noi. Perché egli è venuto?».

Perché Gesù avrebbe intrapreso quest’opera faticosa se non per amore? Perché sarebbe venuto se non per stare con noi? Chi ama non ha altro desiderio che quello di essere semplicemente accanto all’amato. Niente potrebbe sostituire quell’essere alla presenza dell’amato, perché siamo fatti per la comunione, per l’intimità, a immagine del nostro Dio che è Amore, che è comunione e la cui stessa vita è un battito che costantemente pulsa, donando e ricevendo.

Mentre i nostri calcoli umani ci dicono di piantare tende soltanto su terreni piani, lontani dagli acquitrini, dai precipizi e dai dirupi, la follia divina non rispetta questa logica. Se Dio avesse ragionato come noi, si sarebbe arroccato nel suo comodo paradiso. Ma un amante non calcola il prezzo, e anche se il terreno che trova è solo la nostra fragile carne umana, non teme di piantarvi la sua tenda. San Paolo ci ricorda che la nostra debolezza è in realtà la terra preferita da Cristo: «Ed egli mi ha detto: “Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza”. Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo». Ancora una volta il verbo “dimori” significa letteralmente “pianti la sua tenda”. Sì, la sua potenza si trova proprio in quel terreno sabbioso, sassoso, e pieno di erbacce; non ha paura del fango e dello sporco, non ha paura dei nostri peccati. Ha sposato la nostra umanità e non ci lascerà mai.

Questo Natale possiamo riposare il nostro sguardo con gratitudine, incantati davanti ad un Amore così grande. Le parole della cantautrice cattolica Audrey Assad tratte dalla canzone “Humble”, ci aiutano a dimorare in questo mistero dell’Incarnazione:

 

Humble and human, willing to bend You are

Fashioned of flesh and the fire of life, You are

Not to proud to wear our skin

To know this weary world we’re in

Humble, humble Jesus.

 

Umile e umano, pronto a piegarti tu sei

Fuoco della vita rivestito di carne tu sei

Indossare la nostra pelle, penetrare il nostro mondo sfiancato

Non è chiedere troppo al tuo orgoglio

Umile, umile Gesù.

 

 E il Verbo si fece carne, e piantò la sua tenda in mezzo a noi.

 

 La meditazione di questo mese è di Ruth

 

 

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